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Nekonfesebla
Il progetto Nekonfesebla — “l’indefinibile, ciò che non può essere confessato né incasellato” — nasce in un punto sospeso tra Vienna, Praga e un sogno che Luccio aveva fatto mesi prima e che, a quanto pare, non aveva ancora smesso di avverarsi. È un’idea che vive tra i confini del reale e del possibile, tra mappe, città invisibili e correnti sotterranee che collegano mondi che non esistono.
Tutto inizia nel Museo dei Mappamondi e dell’Esperanto di Vienna, dentro una sala dove il silenzio ha la consistenza della polvere stellare. Luccio e il ragazzo viennese rimangono fermi davanti al Globus Blaeu, il più antico e monumentale tra i globi, grande come il respiro di una balena addormentata. Le sue superfici dorate riflettono la luce come se custodissero ancora un sole privato, tutto loro, e il globo sembra osservare chi lo osserva.
Lì, davanti a quella sfera cosmica che ipnotizza i sensi, accade qualcosa di straordinario. Luccio e il viennese iniziano a parlare, senza ricordare chi ha cominciato. Le parole si intrecciano in un miscuglio di italiano, tedesco, inglese e, inspiegabilmente, qualche sillaba in esperanto, come se il globo stesso suggerisse la conversazione.
Le latitudini del mappamondo sembrano vibrare. Luccio giura di aver visto i continenti spostarsi leggermente, come se volessero danzare. Il viennese nega di aver visto qualcosa, ma confessa di aver percepito un hum profondo, un basso sotterraneo che risaliva dal pavimento come un’eco dal cuore della terra. Un delirio condiviso? Un’illuminazione improvvisa? Probabilmente entrambe le cose.
È in quel momento che nasce l’idea: creare una band che non appartenga a un luogo, a un genere, a un’identità definita. Una band indefinibile — nekonfesebla, appunto — come il movimento impercettibile della crosta terrestre sotto un mappamondo antico.
Pochi giorni dopo, a Praga, si unisce un ragazzo ceco, incontrato quasi per caso, come succede nelle visioni che fingono di essere coincidenze. Lavora con techno, dubstep, rumori di metropolitana e registrazioni di ponti metallici. Quando sente parlare del progetto, dice semplicemente:
«Questa musica non deve imitare niente. Deve essere un’altra lingua.» Come l’esperanto.
Da quel momento i tre cominciano a produrre suoni che sembrano provenire da città che non esistono:
    • batterie elettroniche che imitano il rumore dei tram viennesi;
    • bassi dubstep che vibrano come l’acciaio della Moldava;
    • chitarre distorte suonate da spiriti insonni;
    • voci filtrate in esperanto che parlano di sogni, strade, stelle e mappe che si muovono da sole.
La missione artistica diventa quasi mistica: Creare il suono che potrebbe parlare a tutti. Il suono neutrale, universale. Il suono che non appartiene a nessun luogo perché appartiene a tutti. Il suono… Nekonfesebla.
E così la band prende forma:
    • Luccio (MB - DanzDas), il visionario, quello che ascolta le mappe e scrive testi come se fossero rivelazioni;
    • Il Viennese, che ancora giura di non aver visto il globo muoversi, ma continua a sognarlo ogni notte;
    • Il Praghese, che trasforma i rumori del mondo in bassi che sembrano provenire direttamente dal nucleo terrestre.
Da allora, la musica di Nekonfesebla è un viaggio tra techno, dubstep, rock, tradizione e rumore puro: una lingua che non esisteva ancora, ma che stava solo aspettando che qualcuno la dicesse.
E, in questo percorso, il fondamentale contributo del mitico Collettivo Undersound, fondato da Marco Mario Farinato, ha reso possibile che questa opera venisse realizzata. Grazie alla loro visione, al loro sostegno e alla capacità di trasformare idee eteree in suoni tangibili, Nekonfesebla ha potuto prendere forma e diffondere la propria lingua sonora unica, universale e indecifrabile. Senza Undersound, questa magia non avrebbe mai trovato il suo spazio nel mondo.


6 Oceano de la Malokula Spiralo

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