The Kid That I Used To Know -Nightcore-

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Rosendale - Monster In The Wall (Official Audio)

Written, recorded and produced by Brian Wang

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Lyrics:

I see a monster in the wall
He’s in the air, he’s in the halls
When I turn my back he creeps inside my veins

No one listens when I say
That he haunts me every day
Oh I wish that I could chase him far away

I lie awake at night
Pull up the covers tight
I see his shadows dancing ‘round

A creeping silhouette
I start to shake and sweat
He’s on my ceiling looking down

I beg him please just let me go
Why won’t you leave me here alone
From the corners of my room he says

I’m your fear
I’m your hurt
I’m the rumors that you heard
I’m your doubt
I’m your shame
You’ll forever be in pain
So I cry
In my bed
Licking wounds that never mend
Wonder if this nightmare ever ends 

I see a monster in the wall
He’s in the air, he’s in the halls
When I turn my back he creeps inside my veins 

No one listens when I say
That he haunts me every day
Oh I wish that I could chase him far away 

He’s always on my mind
Nowhere to run or hide
Enough to make me scream and shout 

I put the records on
Sing all my favorite songs
But I can never drown him out 

I bolt the door I lock me in
Somehow he gets under my skin 
And like a ghost he whispers in my head 

You’re a joke
You’re depressed
You’re a failure and a mess
You’re a fool
You’re unloved
You will never be enough 
So I hide
In my room
‘Cause no one can see my gloom
Wondering what more I have to lose 

I see a monster in the wall
He’s in the air, he’s in the halls
When I turn my back he creeps inside my veins 

No one listens when I say
That he haunts me every day
Oh I wish that I could chase him far away 

I see a monster in the wall
He’s in the air, he’s in the halls
Oh I wish that I could chase him far away 

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Tears Of An Angel

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Nekonfesebla

Il progetto Nekonfesebla — “l’indefinibile, ciò che non può essere confessato né incasellato” — nasce in un punto sospeso tra Vienna, Praga e un sogno che Luccio aveva fatto mesi prima e che, a quanto pare, non aveva ancora smesso di avverarsi.
Tutto inizia nel Museo dei Mappamondi e dell’Esperanto di Vienna, dentro una sala dove il silenzio ha la consistenza della polvere stellare. Luccio e il ragazzo viennese stavano fermi davanti al Globus Blaeu, il più antico e monumentale tra i globi, grande come il respiro di una balena addormentata.
Le sue superfici dorate riflettevano la luce come se dentro ci fosse ancora un sole privato, tutto suo.
Lì, davanti a quella sfera cosmica che sembrava ipnotizzarli, accade qualcosa che non era del tutto normale.
Il viennese e Luccio iniziano a parlare, ma non ricordano chi ha iniziato. Le parole escono in un miscuglio di italiano, tedesco, inglese, e poi — inspiegabilmente — qualche sillaba in esperanto, come se il globo stesso stesse suggerendo le frasi.
Le latitudini del mappamondo cominciano a vibrare.
Luccio giura di aver visto i continenti spostarsi leggermente, come se volessero danzare.
Il viennese dice che non c’era nessun movimento, ma riconosce di aver sentito un “hum” profondo, simile a un basso dubstep che risaliva dal pavimento.
Un delirio condiviso, o forse un’illuminazione.
È lì che nasce l’idea:
creare una band che non appartenga a un luogo, a un genere, a un’identità definita.
Una band indefinibile — nekonfesebla appunto — come il movimento impercettibile della crosta terrestre sul mappamondo.
Pochi giorni dopo, a Praga, si aggiunge un ragazzo ceco, incontrato quasi per sbaglio, come succede nelle visioni che fanno finta di essere coincidenze. Lavora con techno, dubstep, rumori di metropolitana e registrazioni di ponti metallici.
Quando sente parlare del progetto, dice soltanto: «Questa musica non deve imitare niente. Deve essere un’altra lingua».
Come l’esperanto.
Da quel momento i tre cominciano a produrre suoni che sembrano provenire da città che non esistono:
	•	batterie elettroniche che imitano il rumore dei tram viennesi;
	•	bassi dubstep che vibrano come l’acciaio della Moldava;
	•	chitarre distorte che sembrano suonate da spiriti insonni;
	•	voci filtrate in esperanto che parlano di sogni, strade, stelle e mappe che si muovono da sole.
La missione artistica diventa quasi mistica:
**Creare il suono che potrebbe parlare a tutti.
Il suono neutrale, universale.
Il suono che non appartiene a nessun luogo perché appartiene a tutti.
Il suono… Nekonfesebla.**
E così la band nasce:
	•	Luccio, il visionario, quello che ascolta le mappe e scrive testi come se fossero rivelazioni;
	•	Il Viennese, che ancora giura di non aver visto il globo muoversi, ma continua a sognarlo ogni notte;
	•	Il Praghese, che trasforma i rumori del mondo in bassi che sembrano venire direttamente dal nucleo terrestre.
Da allora, la musica di Nekonfesebla è un viaggio tra techno, dubstep, rock, tradizione e rumore puro:
una lingua che non esisteva ancora,
ma che stava solo aspettando che qualcuno la dicesse.

🎄🎅🏻🪅Buon Natale

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