GLI OROLOGI LA NOTTE*

(di notte gli orologi vanno più veloci,
sembrano le ruote di un treno)

Un uomo solo,
chiuso nella sua stanza. 
Con tutte le sue ragioni.

(e tutte le vite vissute e quelle a venire sono piene di alberi e nuove foglie)

Tutti i suoi torti. 
Solo in una stanza vuota,

(al ritorno gli alberi oscenamente verdi)

a parlare. A nessuno.

* montaggio poetico da Giorgio Caproni, Heiner Müller e Charles Elton

Gli orologi la notte

voglio rimanere qui
non voglio più andarmene
voglio restare sempre qui -
dicevi così mentre passavamo ore alla finestra
ed era come guardare il vetro, non attraverso il vetro
ed eravamo così futili e fatali, così futili e fatali


Gli anni che vanno dalla caduta del Muro agli scontri di Seattle del 1999 furono intensi, vividi, ricchi di cambiamenti. Anni in cui il nuovo era ancora pensabile. Il mondo come lo conosciamo ora - il ruolo dominante e onnipervasivo della rete, l'ordine economico globale - si forma in quegli anni, anche se all'epoca sembravano esserci ancora delle alternative praticabili. (Gli slogan dei manifestanti di Seattle dieci anni dopo diventano i temi della campagna elettorale di Obama).
Questo pezzo è un tentativo di mettere in musica quel decennio. Di proporne una sonorizzazione, usando gli stilemi di un genere nato proprio negli anni novanta, il postrock. Insomma, la scommessa era di dare una descrizione musicale di un'epoca usando le sue parole, le sue sonorità, le sue emozioni. 

Il montaggio delle voci e dei suoni non tiene assolutamente conto della linearità degli eventi storici. Una costellazione, non una cronologia. I protagonisti sono le voci dei protagonisti, che in ordine di apparizione sono :
- Rostropovič che suona il violoncello sotto il muro, mentre tutt'attorno a lui i manifestanti lo smontano mattone per mattone.
- Gorbaciov, discorso al comitato centrale del Pcus nel 1989
- Günter Schabowski, mentre annucia in conferenza stampa che i cittadini possono liberamente spostarsi all'ovest senza restrizioni.
- Kurt Masur, direttore d'orchestra della Gewandhaus di Lipsia che, facendo da mediatore con la polizia, contribuì al pacifico svolgimento di una delle prime manifestazioni in cui si diede voce al malcontento serpeggiante nella Ddr.
- Tony Blair, all'epoca in cui la sua terza via era vista come il futuro della sinistra...
- Manifestanti di Seattle.


Dopo Schabowski 1989-1999

poi sono rimasto a casa
o meglio, non mi hanno più chiamato
sì, ho fatto qualche tentativo
ma da qualche parte dentro di me pensavo
meglio così, in fondo

all’inizio sì,  giulia mi era vicina
mi diceva come va, come stai, vedrai, cambierà, passerà, andrà meglio
ma alla mattina mi alzavo sempre più tardi
non facevo altro che camminare camminare camminare camminare camminare
ma ero ancora troppo me stesso per essere... per essere davvero disperato 
e alla fine pensavo che era meglio così, in fondo

col tempo anche camminare diventò intollerabile, sì
giulia non parlava più, io aspettavo  
sapevo che la prossima volta che avrebbe parlato sarebbe stata l’ultima
e una sera... una sera mi dice che certe scelte 
si prendono sempre troppo presto o troppo tardi
meglio così, in fondo, meglio così

...poi la notte, le notti
è stato di notte che ho scoperto un errore nella lingua italiana
si chiamano notti bianche ma non è vero che sono bianche
sono nere, cieche e senza fondo
e non finiscono mai
non passano mai


L'assenza di attrito nella caduta

dicevi sempre
con la vita 
della gente
non scherzare
- no, lascia stare            
non fa niente

dicevi sempre
se dirsi niente
è già qualcosa
se abbiamo tutto
abbiamo niente

se io
sono io
solo quando
solo quando
sono te

dimmi adesso
che mi pensi
che mi ami
e che lo farai per sempre

ma fa niente…

che confusione sotto il cielo
sopra non ne parliamo
abbiamo detto, fatto e ripetuto tutto
ma se vuoi puoi farmi male
per quel che vale
sì – tutto è permesso
ma bada solo che il rapporto sia
rigorosamente
consensuale


dicevi sempre
basta poco
quasi niente
- lascia stare,
non far niente

dicevi sempre
nessuno 
si perde mai
definitivamente


per me non voglio niente
per noi invece
invoco
un compromesso

tra il molto 
che è promesso prima
e il poco
che è concesso dopo

fa niente…

che confusione sotto il cielo
sopra non ne parliamo
abbiamo detto, fatto e ripetuto tutto
ma posso ancora farti male
per quel che vale
sì – tutto è permesso
basta solo che il rapporto sia
rigorosamente
consensuale


Rapporti rigorosamente consensuali

dentro la mia andatura
tutto il giorno 
mi sono rifugiato
un passo dopo l'altro
sorretto dalle ossa
queste quattr’ossa che mi tengon su…

ma ascolta, lo sai
dopo che tu vai via
le ore cominciano a uncinarmi
dopo che tu vai via
le ossa fanno male,
il gelo
dopo che tu vai via

quando te ne vai vai via prima di me

… e nessuna folle corsa, 
nessuna preghiera, niente
dopo che tu vai via, 
restituisce più niente
dopo che tu vai via
solo terra piatta e tempo lineare

ma ascolta, lo sai, anche se
tu vai via, quello
che ha fatto di te ciò che eri
anche se tu vai via
continua a fare di me ciò che sono
e anche se 
tu vai via, fa di me 
quello che sei

quando te ne vai vai via prima di me


Così siamo

(prima versione di L'assenza di attrito nella caduta, realizzata prima della produzione di Sergio Altamura)

poi sono rimasto a casa
o meglio, non mi hanno più chiamato
sì, ho fatto qualche tentativo
ma da qualche parte dentro di me pensavo
meglio così, in fondo

all’inizio, sì,  giulia mi era vicina
mi diceva come va, come stai, vedrai, cambierà, passerà, andrà meglio
ma alla mattina mi alzavo sempre più tardi
non facevo altro che camminare camminare camminare camminare camminare
ma ero ancora troppo me stesso per essere... per essere davvero disperato 
e alla fine pensavo che era meglio così, in fondo

col tempo anche camminare diventò intollerabile, sì
giulia non parlava più, io aspettavo  
sapevo che la prossima volta che avrebbe parlato sarebbe stata l’ultima
e una sera... una sera mi dice che certe scelte 
si prendono sempre troppo presto o troppo tardi
meglio così, in fondo, meglio così

...poi la notte, le notti
è stato di notte che ho scoperto un errore nella lingua italiana
si chiamano notti bianche ma non è vero che sono bianche
sono nere, cieche e senza fondo
e non finiscono mai
non passano mai


Intervista (sesta bozza)

(Prima versione di Gli orologi la notte, realizzata prima della produzione di Sergio Altamura)

GLI OROLOGI LA NOTTE*

(di notte gli orologi vanno più veloci,
sembrano le ruote di un treno)

Un uomo solo,
chiuso nella sua stanza. 
Con tutte le sue ragioni.

(e tutte le vite vissute e quelle a venire sono piene di alberi e nuove foglie)

Tutti i suoi torti. 
Solo in una stanza vuota,

(al ritorno gli alberi oscenamente verdi)

a parlare. A nessuno.

* montaggio poetico da Giorgio Caproni, Heiner Müller e Charles Elton

Gli orologi di notte (prequel)

Nel novembre 1989 la Ddr è ormai in affanno e la popolazione chiede a gran voce l’apertura delle frontiere. Günter Schabowski, un funzionario di partito, durante una conferenza stampa annuncia che il divieto di lasciare l’est verrà abolito. Qualcuno chiede: da quando? Schabowski, sorprendendo tutti e forse anche se stesso, risponde: da subito. La conferenza stampa è in diretta televisiva. Migliaia di cittadini dell’est si riversano alle frontiere, travolgendole. In pochi giorni il muro di Berlino crolla. Un crollo che ha chiuso un mondo e ne ha aperto un altro: vennero gli anni Novanta, il Duemila, il mondo attuale.  

Non abbiamo potuto fare a meno di intitolare questo progetto musicale a quell'oscuro funzionario che fece crollare un mondo. Venire dopo un crollo, raccogliere i cocci, assemblarli in altre forme. 

Dopo Schabowski è: 
Nicola Barilli: voce, chitarra, musiche e testi
Federico Fantuz: chitarra manipolata, basso, pianoforte, arrangiamenti
John Johnson: elettronica, pianoforte, arrangiamenti
Producer: Sergio Altamura
Registrato ad Anzola (BO), nel novembre 2014
Mixato da Giuseppe Massara

Dopo Schabowski

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