Il sole di dicembre risplende dal Montorfano
esattamente come un anno fa.
C'è neve e ghiaccio intorno: ricordo che in quei giorni
ero l'emblema dell'infelicità.
Se capitasse ancora che tu te ne andassi
correndo dietro al sogno della gioventù che va,
io questa volta no, non ti aspetterei,
vorrei vedere l'altra faccia di questa novità.
Andrei da Margherita, chiamiamola così,
immaginiamola un po' più giovane d'età,
e le direi che il mondo è pieno di sorprese,
di deliziose e strane opportunità.

Con lei andrei a Parigi: ostriche e Muscadet;
sì proprio quelle che piacevan tanto a te,
a te, a te,
ma questa volta tu non sarai con me!

Gli occhi di Margherita saranno senz'altro chiari:
azzurri, verdi, grigi, chi lo sa;
la sua pronuncia esotica, possibilmente almeno
avrà il suo tocco di internazionalità.
Farà la musicista, l'artista di teatro,
qualcosa che richieda creatività.
Avrà voglia di vivere e di sorridere
e di conoscermi in profondità.
Io la sorprenderò con gentilezza estrema,
con una tenerezza inattesa.
Con lei sarà la norma, il gusto di piacerle,
mettendo in atto la lezione appresa con te.

Io l'accarezzerò con movimenti lenti,
pazienti, attenti, accattivanti e
tutto quello che ricordo
piace di più proprio a te.

Prima che tu mi lasci, se ce ne è ancora il tempo,
ci converrà fare un salto a Parigi.
Tu mangerai le ostriche, berrò io il Muscadet
e poi andremo in giro per negozi.
All'hotel chiederò una stanza con jacuzzi,
con vasca grande, matrimoniale.

Potrà anche andare male, comunque proverò
a massaggiarti un'ora senza protestare.
Tu allora chiederai, con aria sospettosa,
da quale colpa mai dipenda questa cosa.
Risponderò «pensieri, pensieri di Natale,
legati ad un'atmosfera un po' particolare.»

E continuerò ad accarezzarti
con movimenti lenti, accattivanti,
e tutto quello che mi sembrerà
più logico per te e per me.


1 Il sole di dicembre

1993-1996

Come Gregor una mattina
si accorse di essere un po' cambiato
anch'io oggettivamente
devo ammettere che qualcosa c'è stato.

Dirty old man
dirty old man
dirty, dirty,
dirty old man

Qualche canzone e una chitarra
ma quarant'anni sono davvero tanti
quarant'anni è la condanna
di averne ormai  di meno davanti.

Dirty old man...

E quante donne ora diventano belle,
qualcuna diventa molto interessante,
tutte le donne sono anime sorelle,
rinunciare a una sola è una scelta inquietante.

Dirty old man...

Mi sveglio e mi sento la corazza sul collo,
scaglie ricurve sulla pancia convessa,
esili zampe che già non controllo,
la vita diventa un'assurda scommessa.

Dirty old man...

Ma tu che mi ascolti e mi guardi negli occhi
con l'aria di chi non crede a una parola
prima di perderti ti abbraccerò i ginocchi
e giurerò che ormai amo te sola.

Dirty old man...


3 Come Gregor

1993

«Mi scusi, dottore, sulla linea tre
c'è Francoforte, ma non so chi è.
Va bene, dottore, glielo domanderò
un attimo solo e le risponderò.
Allora, dottore, sulla linea tre
la signora Müller desidera parlare con lei».


«Oh, Mrs. Müller, what can I do for you
it's really a pleasure hearing from you
Oh Mrs. Müller, che cosa ti succede?
Ti sembra il caso di chiamarmi qui?
Se è solamente per dirmi che ti manco,
lo sai che manchi molto anche a me.

Please let me know and I will soon revert:
non è il momento giusto questo: ti richiamerò.
Cosa vuol dire che sta tutto per finire:
questo non ha senso: sì, I will answer you soon.

Oh Mrs Müller, you have been so kind,
aspetta un momento dimmi cosa fai.
Dopodomani io sono ad Amsterdam:
ho poco tempo ma possiamo vederci là.

Se ce la fai, mi trovi all'Hotel Pullman;
I will be glad to meet you there.
Cara lo so è tutto così complicato,
ma ne vale la pena, io sono molto innamorato.

Oh Mrs Müller I hope to see you there
I promise you that ...»

«Mi scusi dottore sulla linea due
il presidente della International BV
L'appuntamento di mercoledì
è da posticipare al giorno ventitre».
«Cancelli il volo con la KLM
e la prenotazione dell'hotel.»

«Oh Mrs Müller I regret so much, and I do hope that you understand».


4 Mrs. Müller

(da E. A. Poe)
1971

La miseria è varia, la sventura multiforme fra la gente,
come arcobaleni che sovrastano i confini della mente.
Il ricordo della gioia è dolore,
l'agonia nasce dall'estasi d'amore.

Io son stato vivo, la mia vita è cominciata con il mondo:
lo confermano ombre vaghe che si inseguono in un folle girotondo;
stravaganti sono i regni del pensiero io li corro alla ricerca del vero.

Mi chiamo Aegaeus, e sono un uomo,
se uomo si può dire chi
ha rifiutato il corpo e
vive nel pensiero.

È straordinario come a mano a mano le sorgenti della vita
sian state spente dall'inerzia più assurda, dalla stasi più accanita;

E quelle facoltà che la scienza ha definito «d'attenzione»
in me sono avvampate in un'assurda, maniacale irritazione,
che mi fa meditare ore e ore
sulla corolla profumata di un fiore.

Oppure resto assorto per spiare la realtà di un quadro inquieto
nel sole che disegna ombre oblique sui damaschi e sul tappeto
e perdo le mie notti stando chini
sulle braci rosseggianti del camino.

Mi chiamo Aegaeus...

Ma con monotonia spesse volte io ripeto un suono strano
il cui significato non ricordo e ormai ricerco nell'arcano
e la mia lingua ormai non sa che dice,
ripete senza senso «Berenice»

E Berenice cosa vuol dire?
un brivido che passa e già
riporta ancora cose che
ormai non voglio dire


5 Berenice

(da E. A. Poe) 
1997

In una cupa mezzanotte
inutilmente cercavo nei libri 
sollievo al dolore per la perdita
della mia Eleonora.
All’improvviso sentii bussare,
bussare alla porta, un visitatore,
pensai: chi può mai essere
a quest’ora?
Aprii la porta e non c’era nessuno,
soltanto tenebre e il nulla.
Fissando il vuoto pensavo: Eleonora,
non vedrò più la mia Eleonora.

Rientrato in casa sentii ancora bussare,
con il cuore che bruciava aprii la finestra:
un grande batter d’ali
e un corvo entrò.
Creatura d’ebano, angelo o demonio,
orrido, antico, tetro corvo
giunto qui dalle rive della notte.
Dimmi il tuo nome qual è,
di dama o di gentiluomo?
Con il grave e severo contegno che si dava
il corvo disse: Nevermore.

Molto mi stupii
che quell’uccello goffo
parlasse così chiaramente,
la scena era notevole
sebbene la risposta
con la domanda mia non c’entrasse niente.
Dissi: Altri amici hanno già preso il volo,
domani anche tu volerai via.
Il corvo che fino a quel punto era restato muto disse: Nevermore.

La risposta adesso sembrava più appropriata,
presi una sedia e mi sedetti
proprio di fronte a lui.
Creatura del male, profeta,
buttato dalla tempesta in questa casa
perseguitata dall’orrore,
dimmi se in Galaad c’è un balsamo per noi,
dimmi se in Galaad c’è un balsamo per noi.
Un’altra volta il corvo mi parlò
e disse: Nevermore.

Profeta, dissi, uccello o demonio,
per il cielo che si incurva su di noi,
per il dio che adoriamo tutti e due, dimmi
di’ a quest’anima oppressa dal dolore
se nel lontano Eden
almeno riabbraccerà la sua Eleonora
quella fanciulla che gli angeli in cielo
stanno imparando solo adesso ad amare
Un’altra volta ancora il corvo mi parlò,
disse: Nevermore.

Sia questo dunque, gridai,
il nostro addio, ritorna
alle tempeste della tua plutonia notte;
lascia inviolata
la mia solitudine,
togli il tuo becco dal mio cuore.
Rispose il corvo ancora Nevermore
Rispose il corvo ancora Nevermore
E immobile rimane ancora qui e penso che non mi lascerà mai più, mai più.


6 Il corvo

1993

Ascolto un disco di Cohen
mi riconosco in molte sue parole
mi verso un whisky, sfoglio un giornale
chissà se questa diventa una serata intellettuale
mi sento maledettamente male
ma non serve a niente starci a pensare
si deve solo far passare il tempo
bisogna aspettare.

Fa caldo a giugno a Milano,
ci sarebbero le piante da bagnare,
potrei rimettermi a leggere Gozzano,
o Laclos o qualche altro mio vecchio amore
potrei rileggere le tue lettere a me
o le mie risposte rare
potrei scriverti ancora
o lasciarti piano piano scomparire

Ecco sei quasi scomparsa davvero
ancora un whisky e svanisci totalmente,
sei un nome strano, un volto evanescente,
un corpo senza più traccia d'amore
E la mia vita così può continuare;
domani avrò un giorno impegnativo;
penso al lavoro e intanto ecco ti scrivo:
amore, amore, amore,
non mi dimenticare

Ma questa storia banale
non vale certo una canzone di Cohen
c'è solo struggimento sentimentale
c'è solo depressione
Di che persona confusa
ti sei innamorata
e quanto è ancora più vuota ora che tu
l'hai lasciata



9 Un disco di Cohen

1977 

Chi sei tu, chi sei tu?
con quell'aria così cupa
così cupa e disperata:
non è difficile scommettere:
uno studente di lettere.

Nananà nananà
nananana nanananà

Quando passi per le aule,
specchio di desolazione,
con sui muri i nomi astratti
dell'ennesima illusione;
quando sali ad ineffabili
e reconditi istituti,
le risposte non le trovi,
i tuoi dubbi si fan sempre più acuti.

Nananà nananà
nananana nanananà

E il cinismo ti minaccia,
fra lezioni ed assemblee:
Sanguineti, la sua faccia,
Croce, le sue logorree;
le ragazze più borghesi,
i compagni più fanatici,
tutti uguali dan gli esami
solo sui corsi monografici.

Nananà nananà
nananana nanananà

Sempre in moto gli assistenti,
gli occhi fissi, terreo il volto;
tu gli parli, vanamente,
non ti possono dare ascolto;
e continuano a vagare
come anime senza perdono
anche loro stan cercando
di capire quello che sono.

Nananà nananà
nananana nanananà

Finché incontri un professore
che ti sembra più sicuro,
ti dà un senso, delle idee
dice che pensa al tuo futuro.
Troppo tardi poi ti accorgi
che era un matto o un maniaco sessuale
e ti resta la tesi sul ratto
o sui conflitti freudiani di Marziale.

Nananà nananà
nananana nanananà

Disilluso, solitario
vai incontro al tuo futuro
con quell'unica certezza
che proprio non sei nessuno.
E ti attacchi alla cultura,
come una vecchia al suo grembiale,
sembra strano, ma sotto sotto
ti consideri un intellettuale.


10 Facoltà di lettere, anni 70

1995

Spero che tu stia bene
e ti ricordi ancora
almeno qualche volta
di quel tuo vecchio amico che è lontano.
Mia figlia la più grande
adesso ha sedici anni
e sedici son proprio
gli anni che io sto a Milano.
Mi manca il nostro cielo,
ma di anno in anno meno,
mi mancano i contrasti
drammatici di nuvole e sereno.
Mi manca il vento forte
che spazza le montagne,
strapazza le persone
e rende il mare piatto come un legno.

A volte qui saluto
un po' d'azzurro in cielo,
o un forte temporale,
o il rosso di un tramonto fuori dal normale.
Ma qui conta di più
il panorama umano,
lo show sempre diverso
di gente che si dà un gran daffare.
Anch'io, pensa la vita!,
ormai mi ci diverto!,
son sempre più convinto,
nel ruolo di brambilla imprenditore.
Chi suona la chitarra
e mette insieme versi
quella è un'altra persona
frivolo e sconosciuto cantautore.

E intanto faccio il padre,
a volte faccio il cuoco,
vado a cavallo e bevo
ettolitri di vino, ma di quello buono.
Buono mi sento anch'io
ma dentro un orizzonte
troppo privato e chiuso:
per cui mi accetto, ma non mi perdono
Amante appassionato
di mia moglie oramai
da tanti anni che
neppure mi ricordo quando lei non c'era,
non posso non notare 
intorno la bellezza
davvero eccezionale
di donne che comunque lascio andare.

11 Spero che tu stia bene

1997 

Parliamo d’amori o parliamo di noi
parliamo di quello, quello che vuoi,
delle nostre due vite già mezzo consumate
di decisioni logiche e di altre sbagliate

Sono stato io che un giorno ho detto “siamo proprio uguali
stessi sentimenti, stesse riflessioni speculari…”
Non finivo un discorso che già tu capivi
e sentivo esattamente quello che sentivi.

Ma parlando d’amore, l’amore non c’è stato
di una uguale a me non mi sarei mai innamorato.
Se parliamo d’amore, io ho delle storie mie,
un matrimonio d’acciaio e forse delle fantasie.

Tu al contrario lotti ancora con l’irrequietezza,
cerchi un segno, da qualcuno aspetti la salvezza.
Cerchi un senso nell’amore, ammesso che ci sia,
mentre lotti con te stessa e con l’anoressia.

Ma parliamo di noi, che ci vogliamo bene,
più che come amici, come se un unico sangue ci scorresse nelle vene.
Parliamo di noi, uguali e differenti
e di me, del tutto incapace ora di aiutarti.

Sento che mi sfuggi come se già fosse chiaro
che la salvezza non è qui e in me non c’è riparo.
Tu ti sei specchiata inutilmente nel mio volto soddisfatto,
ma nel tuo volto io ho rivisto l’altro mio ritratto.

Parliamo d’amori o parliamo di noi
parliamo di quello, quello che vuoi


12 Parliamo d’amori

29 settembre / 30 dicembre 1995

Quasi le undici di sera
in questa mia casa confusa
eppure serena
disordinata, in attesa
di chissà quale regola,
la mia famiglia
la famiglia Rebora.

Mia moglie agitata
per diventare qualcosa
dopo essere stata
addirittura famosa:
potrebbe vivere in pace,
sì potrebbe,
ma non ne è capace.

I figli sorprendenti
nella loro acerbità
sicuramente più intelligenti
e lucidi del papà,
ma è bello considerare
che ho ancora molto
molto da insegnare.

E io che suono la chitarra
francamente mi diverto
tiro fuori a poco a poco
quello che mi frulla dentro;
come gioco è interessante
ma interessa, ahimè, soltanto al cantante.


13 Quasi le undici di sera

12 agosto 1997

Io sono qui seduto in un istante senza tempo
dove i giorni del passato hanno perso il sopravvento
e il futuro si profila con immagini di un film
tutto a colori.
Potessi io vivrei fino a novanta e rotti anni
datemi libri e che la vista mi accompagni in mille viaggi
della fantasia, ma il sesso resti cosciente della sua
supremazia.

come potrà stancarsi se ogni giorno è una sorpresa,
se ogni donna è un miracolo e la mia donna è una tempesta 
che impegna ogni mio muscolo e mette a dura prova
la mia testa.

Ci sian cavalli intorno, bellezza pura ed energia,
potenza naturale, oltraggio alla tecnologia
ci sian cavalli intorno e gli odori di bosco e di campagna.
Vino che non tradisca, vino per chi ne voglia bere,
tempo per non far niente, tempo prezioso da sperperare
chissà che un giorno anch’io non riesca ad ascoltare
l’altra gente.

Si sciolga il mio riserbo, si perda la mia discrezione,
scopra lì sotto un grumo di molto umana imperfezione
e un sentimento che sia di tenera e corporea
simpatia.

La vita è la mia amica, la mia costante tentazione,
l’inganno, il disinganno, l’indovinello, la soluzione;
ma il vero diventa falso e questa storia ricomincia
all’infinito.
Consiglierò ai miei figli di costruirsi le difese
Per far fronte agli attacchi che poi gli porterà la vita,
ma gli dirò che questa merita d’essere vissuta
con fiducia.

Che schiavitù sarebbe non poter mostrare mai
quello che abbiamo dentro, quello che in fondo siamo noi,
sarebbe vita da poco non azzardare mai a metterci
in gioco.

Io sono qui seduto in questo istante senza tempo
in cui tutto è ancora possibile o può finire in un momento,
spero nei novant’anni, ma in ogni caso di quel che viene
io son contento.


14 Un istante senza tempo

Al-Kalaigian
1994

Al-Kalaigian, Kabir Hassan ibt Thabit
giace felice nel suo letto da visir
Non ha premura, e in tutta calma sceglierà
la moglie adatta a un mood di strana sobrietà

Belle son tutte belle e piene d'attenzioni,
inusitate qui fra noi in occidente,
ma non sa come, oggi non ci capisce niente,
per troppe sente grande saturazione

a parte due,
due son diverse
senza di loro non ci sarebbe un senso
e questa vita un manicomio immenso
un matrimonio troppo intenso.
almeno per il gusto di un visir

Al-Kalaigian resupino nel gran letto
pensa a due occhi, ma già ne vede quattro
il viso candido di Maryam si trasforma,
Fatima appare, e un'ombra sopra a un'altra ombra.

Vivide sensazioni per l'olfatto o il tatto
inconfondibili, ma forse ora lui è un po' distratto
e non ricorda con la dovuta precisione
a quale delle due debba una certa eccitazione.

Ma tutt'e due
sono diverse,
insieme danno veramente un senso
a questo strano ridicolo universo
percorso in controsenso
a gambe all'aria o a rebours.

Al-Kalaigian ha lo sguardo soddisfatto
sembra sorridere, ma già di fatto dorme;
Maryam nel sogno cento volte si trasforma
Fatima perde e poi riprende le sue forme.

Dorme il visir in questa notte eccezionale,
in questo oriente forse un po' convenzionale:
chi fosse lì lo coglierebbe abbracciato
a due cuscini di tessuto arabescato.


01 1 Al-Kalaigian

Calipso
1994

Ulisse compie gli anni, e oggi sono ottanta, Itaca tutta lo festeggia
ma il re non è là, chissà dove sarà, Penelope lo trova sulla spiaggia.
ahimé il re è un po' strano, lo sanno tutti che non c'è più con la testa
e adesso guarda il mare, ha lo sguardo perso in qualche cosa che lo fa sognare.

Inaspettatamente Penelope gli chiede: «Ogigia a che ti fa pensare?»
Lui le risponde «Niente.», ma un sorriso diverso sul suo volto ecco compare.
Insiste lei: «Davvero su quell'isola strana non c'era nessuno a farti compagnia?»
«Sai quanto ho sognato il ritorno - dice lui - e quanto invece ho avuto di te nostalgia!»

«Calipso allora non esiste - dice lei - è pura fantasia!»
«Cara è passato tanto tempo ormai: cosa vuoi che sia? cosa vuoi che sia?»

Lei lo guarda accigliata, non proferisce parola, a lui sembra tutto irreale
«Perché si deve parlare di storie tanto lontane? Sappiamo bene come andò a finire

Calipso forse era un mondo possibile per me, ma sono andato via.
Che vale ricordarla se io ho sempre scelto te, ho scelto sempre te...»

«Non sai quanto ho sofferto dopo il tuo ritorno quando restavi qui a guardare il mare
non capivo perché, avevo paura che da un momento all'altro volessi ripartire.
La notte era diverso, mi stupiva la tua passione ardente e incontenibile,
ma temevo fosse un modo per esorcizzare un’angoscia non ancora definibile.

Ma quella tua passione era la mia passione, era un'ebbrezza che non si può dire,
capire e non capire, volere e non volere, desiderare solo di svanire.
Non so quanto è durato, un tempo che è una vita o un batter d'occhi impercettibile,
e dopo sei cambiato, tornato l'uomo che ho sempre amato in modo ragionevole.

Calipso era scomparsa dai pensieri tuoi e dalla mia gelosia...
quante volte ho riflettuto poi che in fondo io non l'ho odiata mai,
io veramente non l'ho odiata sai..
io veramente non l'ho odiata sai.


05 5 Calipso

Quando tu non c'eri
1995

Perché ti ho amata quando tu non c'eri
e ti ho creduta persa alla mia vita,
la nostalgia di te si era impadronita
dei miei pensieri.

Eri passione, eri conoscenza,
ed io avvertivo quasi con stupore
il lento divenire dell'amore
nella tua assenza.

Perché ti ho amata quando tu non c'eri.
tu diventavi
il luminoso oggetto dei miei desideri
mi affascinavi.

Non c'era scelta, non c'era alternativa,
e non si intravedeva via d'uscita
la storia che sembrava già finita
poi non finiva.

Così ti amavo quando tu non c'eri
e mi piaceva amarti in questo modo,
in questo modo tu mi appartenevi:
non ero solo.

Così ti amavo quando tu non c'eri
e avevo il tempo,
tempo di riordinare i miei pensieri
di guardarci dentro...



10 10 Quando tu non c'eri

Il gigante
1997

Grande come un gigante, come
un toro forte e a volte minaccioso,
pronto all’ira, ma l’ira di un istante,
poi di nuovo aperto in un sorriso,
nei tuoi occhi si leggeva il gusto per la vita
e la voglia di goderla come ci vien data.

Nei tuoi occhi, nei tuoi occhi dolci,
nei tuoi occhi di color nocciola,
c’era Genova degli anni trenta
quando Albaro ancora era campagna,
il tuo lavoro duro di fornaio nella notte
e avventure con signore sole e ragazzotte.

Non ho più modo di apprendere
qualche altra cosa da te
c’è la memoria e il sangue che
scorre in me.

Le tue storie, la famiglia, i vecchi,
i disagi e i drammi della guerra,
otto anni a militare, otto
anni della tua giovinezza.
Poi la pace e la fiducia torna a poco a poco,
casualmente incontrerai mia madre, il grande fuoco.

Mi ricordo mezzogiorni e sere
in cucina soli o con amici
con la tavola imbandita, vino
tutti quanti si era assai loquaci
tu parlavi con orgoglio sempre dei tuoi figli
ci mostravi l’importanza che ha la famiglia.

Non ho più modo di apprendere
qualche altra cosa da te
c’è la memoria e il sangue che
scorre in me.

Poi la malattia, ma il toro lotta
e il gigante nega l’evidenza;
la lezione fu quel sopportare tutto
con quotidiana decenza.
Andrea exit una sera dopo che ancora noi
eravamo stati tutti insieme a cenare con lui.

Quella sera si parlò, si rise,
si mangiò cucina genovese.
Si poteva già parlargli di un arrivo
ma ci parve un po’ precoce.
Andrea Rebora, il tuo nome adesso vive ancora
come te si arrabbia spesso e ha la testa dura.

Ma non ha modo di apprendere
nessuna cosa da te
c’è la memoria e il sangue che
scorre in me.



12 12 Il gigante

Silvia, l'omonimia
1996

Silvia, l'omonimia
a volte ci confonde,
da lapsus ci accorgiamo
di verità profonde.
Franco, - disse mia madre -
oggi ti ha cercato Silvia;
io ti ho chiamata subito:
Dimmi cosa volevi, Silvia.
Ah, tu non mi hai cercato,
eppure mi han detto Silvia;
forse ho capito, scusami,
non farci caso, Silvia.

Silvia l'omonimia
a volte ci confonde,
non sempre la persona
al nome corrisponde.
Ma quelli erano tempi
di amori esasperati,
con cambiamenti rapidi
spesso immotivati.
Così come in un disco
di Battisti mi hai sorriso
e io ho visto la mia fine
la mia fine sul tuo viso.

Quelli erano tempi
di amori scombinati
così ci siamo persi
e ancora ritrovati.
Fu un attimo soltanto,
un bacio sulle scale,
tu avevi un fidanzato
che stavi per sposare.
Ma piangendo fra le mie braccia
eri languida e sensuale
poi si sentì il tuo nome
e tu volesti andare.

Ma Silvia l'omonimia
a volte ci confonde:
chissà se quella volta
potevi non rispondere.
Comunque dopo di allora
ci siamo persi veramente
e proprio come in Battisti
a volte mi ritorni in mente...

Silvia, l'omonimia
a volte ci confonde,
da lapsus ci accorgiamo
di verità profonde.

13 13 Silvia, l'omonimia

Cara moglie
2000

Cara moglie,
chissà cosa ci aspetta ora che i figli
son quasi tutti grandi e siamo nonni,
ma nonni giovani…
se non fosse
che la vita ce la siam sempre goduta,
dovrei proporti ora di iniziare
a darci dentro

per noi è andare spesso al ristorante
avere tempo per i nostri sport
e un po’ di tempo anche per noi due,
almeno un po’…

Cara moglie,
le scelte in fondo sono state fatte
un sacco d’anni fa quando si è detto
che avremmo avuto figli
Perché coi figli
Si esce dalla sfera personale
Si manda in culo la prudenza razionale
E ci si mette in gioco,

gioco rischioso,
ma è un rischio divertente stare insieme,
credere da incoscienti nell’amore,
e dopo anni di vita quotidiana
crederci ancora.

Cara moglie,
siamo così presi dal lavoro e la famiglia
adesso è anche più grande e non si sogna
di darci requie
ma è così bello,
tutti noi più il genero e il bambinello
riuniti intorno a un tavolo a cenare
e a fare confusione

Sì è così bello,
anche se per finire un discorso bisogna mettersi a urlare,
e non è detto che anche così ti stiano a sentire,
ma in fondo quello che conta è il calore,
sì, questo calore.


14 14 Cara moglie

Il mio amore è diventato freddo,
1993

6/8 arpeggiato

(| do | sol | la- | mi |)

| re | la | do | mi |

Il mio amore è diventato freddo,
il mio amore è diventato sabbia,
come una pelle bruciata si è staccato da me.

Il mio amore trasformato in odio
esplode in un gesto di rabbia
e intanto svanisce il resto intorno a me.

| do | sol | la- | mi- | fa | do | mi |

E tu dolce e bella come un'avemaria,
fragile e delicata come una corolla
ti sei piegata sopra il tuo segreto.

Il mio amore è diventato aceto
più amaro e ripugnante del fiele;
il mio amore si è prosciugato al sole.

Il mio amore non ha più parole,
incongruente come un malato di mente,
il mio amore piagato e morente.

E tu ti sollevi in un breve volo,
lo sai che non puoi andare lontano.
È strano come il resto rimane per gli altri.


6 Il mio amore è diventato freddo

Ho avuto un brutto attimo
1996

4/4
 | mi7 | la7 | mi7 | la7 | 
 | re | re7 | sol | la7 | 
 | re | mi7 | re | mi7 | mi7 |

Ho avuto un brutto attimo
nel novantadue,
quasi contemporaneo
con il crollo della lira,
mi crollava tutto intorno
muri, tetto e pavimento
e io stavo lì a guardare
non riuscivo più a pensare
ripetevo fra me stesso
cerca in fretta un compromesso
cerca un metodo qualunque
per venirne fuori
per venirne fuori

Ma non trovavo niente
o qualcosa di inadeguato
ero sguarnito ero indifeso
come un gatto bagnato
la mia scienza incenerita,
le esperienze di una vita
ombre lunghe in un deserto
un concerto di rumori
ripetevo fra me stesso
cerca di venirne fuori
cerca solo un compromesso
per venirne fuori
per venirne fuori

(| mi7 | la7 | mi7 | la7 |)
 
Ho avuto un brutto attimo
nel novantadue,
ma adesso per fortuna
molto ho dimenticato
e mi sembra così strano
di esser stato nel pantano
io che sono pertinente
sempre lucido e coerente
e sereno con me stesso
non ammetto compromesso
non capisco come mai
non ne venivo fuori
non ne venivo fuori.

Mi ricordo e non mi ricordo
sono un po' appannato
ormai tutto questo appartiene
a un improbabile passato
se ora sembra così strano
che ho sguazzato nel pantano
è la mia mente che si difende
ed ignora certe vicende
di proposito non ricorda
d'esser stata nella merda
in effetti cosa conta
se se ne viene fuori
se se ne viene fuori
se se ne viene
fuori.


7 Ho avuto un brutto attimo

Guardami dentro
2000

| mi- | do | mi- | do | mi- | (mi-)|

Guardami dentro,
guarda un po’ quello che trovi:
qualche sentimento è nuovo,
sia che approvi o non approvi.

Ma non importa:
il mio tempo è insufficiente
per curare i sentimenti
in maniera convincente.

| do | sol | fa | do |

Io sono proprio così,
come mi vedi:
semplice e trasparente
come l’acqua che bevi.

Non ti sorprendo,
se domandi ti rispondo
e le risposte le comprendi
perché son le più logiche del mondo.

Sai quasi tutto,
sai già quello che ci aspetta,
come un libro che hai già letto
o una vecchia barzelletta.


8 Guardami dentro

Nasce il sole, muore il sole.
1974

| Re7+ | Mi- | 4
| Do | Do | Do7 | Fa |
| Fa- | Sol | Fa | Mi |
| La | Re-7 | La | Re-7 |
| La | Fa | Mi |
| Fa | Mi | Fa | Mi |
| La | Re-7 | La | Re-7 |
| La | Fa | Mi |
| Do | Sol | La- | Sol | La- |
| Fa | Fa- | Mi- |
Nasce il sole, muore il sole.
Dormo, sono sveglio, mi addormento, mi sveglio, ma
ormai non c'è nemmeno più bisogno di parole
per esprimere l'inerzia della mia volontà.
Accetto shampoo e doccia,
mi metto pure cravatta e gilé...
quasi quasi
provo a farmi crescere i baffi
e vedo come sto.
Ho tempo per dare un'occhiata al giornale,
leggere i titoli, guardare cosa danno oggi al Centrale:
forse ci andrò, ma con chi ci andrò?
Potrei dirlo a Maria
che non sa mai che fare,
ma poi finisce che mi obbliga
a portarla fuori anche a mangiare.
E io Maria
riesco a sopportarla al massimo due ore,
dopo comincia a parlarmi del movimento femminista di liberazione:
è intelligente Maria,
ma un po' pesante Maria.

| Re7+ | Mi- | 4
| Do | Do | Do7 | Fa |
| Fa- | Sol | Fa | Mi |
| La | Re-7 | La | Re-7 |
| La | Fa | Mi |
| Fa | Mi | Fa | Mi |
| La | Re-7 | La | Re-7 |
| La | Mi | La- |
| Do | Sol | La- | Sol | La- |
| Fa | Fa- | Mi- |
Devo però riconoscere che è lei che mi ha parlato
per prima della donna oggetto e il concetto mi ha messo un po' in crisi perché
io la donna,
in fondo devo domandarmi come la vedo io la donna.
E non è un affare semplice,
ma almeno ho appurato questo
io nell'amore più vado avanti e meno ci capisco.
Ed è così che alle volte mi innamoro anche di Maria
ed è allora che succedono quelle cose che
mi fanno dubitar di me
e dell'intelligenza mia
ma anche della sua:
meno male che poi non ne parliamo più
e ci ignoriamo per un po', benedetta Maria!
Benedetta Maria, tu almeno non hai bisogno di un perché
tanto sai già che non ti risponderei:
sei intelligente Maria,
ma nemmeno tu lo capisci, Maria.

| Re7+ | Mi- | 4
| Do | Do | Do7 | Fa |
| Fa- | Sol | Fa | Mi |
| La | Re-7 | 5
| La | 
E scherzando col fuoco
vedrai che va a finire veramente male.
Ammetto pure che sia solo un gioco ma
dubito della sua sincerità.
E allora al cinema ci vado da solo.
Ma no, questa volta ci porto anche lei;
vedremo se un nuovo esperimento riuscirà.
Nasce il sole, muore il sole.
Dormo, sono sveglio, mi addormento, mi sveglio, ma
ormai non c'è nemmeno più bisogno di parole
per esprimere l'inerzia della mia volontà..


9 Nasce il sole, muore il sole

Questa stanza ha le pareti di cristallo
1997

4/4
| re7 | sol | mi- | la7 |
| mi- | la7 | re | re7 |

Questa stanza ha le pareti di cristallo
e da qui si può vedere il mondo
sono sopra ad uno strano piedistallo
legato nella rete
tesa dalla donna ragno.

Questa stanza ha una vista eccezionale
ma la porta non esiste
altre uscite non son previste
l'obiettivo del sistema
è la persistenza estrema.

(| mi- |)
| sol | do | mi- | si7 | 2

mi lusinga molto la sua gelosia
l'impressione che lei tenga a me
ma alle volte ho paura che lei stia
cercando quello che non c’è

Sono solo ma avverto una presenza
sento occhi che mi guardano
raggi X che mi attraversano
e quel respiro lieve
che conosco così bene.

Da quassù io guardo e scruto tutt'intorno
ma non posso muovere dito,
ci penso ma non ho capito ancora
quale è il senso e la ragione
della mia reclusione.

mi lusinga molto la sua gelosia
l'impressione che lei tenga a me
ma alle volte ho paura che lei stia
cercando quello che non c’è

L'immobilità mi obbliga a riflettere
quale altra donna mi domando,
e ricordo all'improvviso quando
anche da ragazzo
era di vetro il mio palazzo.

In effetti questi son lacci sottili
e si posson rompere facilmente
ma io sto attento a non muovermi per niente
resto fermo ad osservare
per riflettere e pensare...

mi lusinga molto la sua gelosia
l'impressione che lei tenga a me
ma alle volte ho paura che lei stia
cercando quello che non c’è


11 Questa stanza ha le pareti di cristallo

Va tutto bene, compagna impossibile
1976

6/8
| re la | sol re | 2
| mi7 | la7 |

Va tutto bene, compagna impossibile,
va tutto bene se si può vivere
quest'attimo insieme.

Dopo aver speso milioni di parole
ed esserci accorti che nulla è cambiato
ci siamo guardati

E in questa sera che avvolge la casa
e ci fa sentire perduti nel vuoto
ci siamo baciati.

Va tutto bene, compagna impossibile,
va tutto bene se si può vivere
quest'attimo insieme.


12 Va tutto bene, compagna impossibile

Questo non è sempre lo stesso amore
1997

6/8  molto lento
| la- sol | la- | 2
| do sol | la- |
| mi7 | la- |
| mi7 | la- |

Ma questo non è sempre lo stesso amore,
a volte non sembra neppure amore,
c’è un desiderio strano di distanza,
allontanarsi e restare
soli in un’altra stanza.

E tu – la mente presa da pensieri diversi –
mostri uno sguardo quasi di armistizio,
labbra per l’indugio di altri giorni persi
e tempo vuoto e fittizio,
senza provare a piacerci.

| do sol | fa | 
| do sol | fa do |
| do sol | fa | 
| do sol7 | mi7 |

Ma già in silenzio un sentimento passa fra noi due
e si avverte molto chiaro;
so quello che senti e certamente anche tu sai
che t’amo.

Ma questo non è sempre lo stesso amore,
a volte si confonde in un bisogno d’altro,
e sembra così facile cambiare
nello scontato confronto
fra noi e il resto del mondo.

E io provo un disagio ed una pena sorda,
rabbia per il tempo che fugge via;
dico “farò qualcosa, devo far qualcosa”
e rido della bizzarria
di quest’idea capricciosa.

E già in silenzio un sentimento passa fra noi due
e si avverte molto chiaro;
so quello che senti e certamente anche tu sai
che t’amo.


14 Questo non è sempre lo stesso amore

Non faccio più niente, attendo...
1997

4/4 duine
(| sol | re | do | sol |
| sol | re | do | sol |)
| sol | re | do | sol |
| do | sol |
| sol | re | do | sol |
| do | sol |
| sol | re | do | sol |
| do | sol |
| do | sol |

Non faccio più niente, attendo...
e non attendo niente.
io non attendo niente.
Troppo raro il tuo amore
per non tentare niente
ma non tento più niente.
Troppo raro il tuo amore
per archiviarlo in fretta
e definitivamente.
e definitivamente.

(| do | sol | 2)

Non faccio più niente, attendo...
e non attendo niente.
io non attendo niente.
Stupefacente questo amore
che sfuma lentamente
ma io non faccio niente.
Bello davvero questo amore
che non ci lascia niente
inesorabilmente
inesorabilmente

Non faccio più niente, attendo...
e non attendo niente.
io non attendo niente.
Troppo raro il tuo amore
per archiviarlo in fretta
e definitivamente,
troppo importante per convenire
di non farne più niente.
Ma non farò più niente.
Io non farò più niente.
Io non farò più niente.
Io non farò più niente.


15 Non faccio più niente attendo

Siam cresciuti insieme
(o la canzone del c…)
1996

4/4
| do | mi7 | la- | re7 | 2
| re-7 | do | do 7 | fa |
| la7 | re-7 | mi 7 | la- |

Siam cresciuti insieme e insieme siamo
diventati adulti e ora maturi
abbiamo attraversato fasi buone
altre di 
meno, e momenti duri
Fra noi c'è sempre sintonia
e comunanza di visione
siamo due facce della stessa medaglia
come la volontà e l'azione.

Forse qualche volta non ho dato
il peso giusto al tuo punto di vista
e mi sono comportato in modo
unilaterale ed egoista
Cercavo storie differenti
provavo altre dimensioni
mi sono accorto nel corso degli eventi come
senza il tuo assenso non funzioni.

E ti devo riconoscere doti
di acume e sensibilità
certo nella tua posizione
senti le cose più in profondità
ma quel che è bello maggiormente
è che proprio non sai mentire
sei il riflesso della mia coscienza, sei
il mio più intimo sentire.

Ti ringrazio dell'assidua collaborazione
e della compagnia
per te provo un senso forte di riconoscenza
e di simpatia
e non mi stanco di apprezzare
il nostro magico legame
conto che si rimanga ancora molto a lungo
l'uno con l'altro solidale.

Conto che si rimanga ancora molto a lungo
l'uno con l'altro solidale.


13 Siam cresciuti insieme

Sirventese con involontarie lacune

| sol la7 | re |
È bello essere vecchi,
arrampicarsi su archimedici specchi
pendere qua e là sull’altalena
senza gioia ne’ pena,
con il fiato un po’ corto
perché nell’orto si e’ già seminato
e sul retro c’e’ già
un aldilà da rammentare
per rammendare una storia maldestra:
la nostra, la vostra.

| mi7 | la7 | 2
| fa#- | si7 | do#- | la |
| fa#- | si7 |
| mi7| la7 | 2
Affrontare la rima,
la prima che viene
e in dolce confusione,
un po’ d’asma, il marasma,
stonare una roca canzone:
era un bel di’ di maggio,
il saggio sulla ricchezza delle nazioni,

| la7 re |
Meazza, Baggio,
la pazza di Chaillot;
la circonvoluzione di Rolando,
il brando di Manrico,
il corridoio di Danzica,
la Lega Anseatica,
l’orario ferroviario,
il serpente monetario,
il meriggiare, il buio,
Kokoschka, il mio, il tuo,

| sol re | la7 re | 2
Ravel, Claudel, Trenet, Poitiers
pesto indigesto,
Giustiniano, il digesto, il pane quotidiano,

| la7 re | 3
Giovanni Sebastiano,
Elsinore, le ore, l’equatore

| mi7 la7 | 2
| fa#- | si7 | do#- | la |
| fa#- | si7 |
| mi7| la7 | 5
e l’attimo fuggente,
i Tagiki, i Kirghisi, la crisi,
i frattali, le ali
della vittoria
di Samotracia, la boria delle nazioni,
Kandinsky, il whisky,la dacia, gli ioni,
le eclissi, le comete, la meteora,
Stalin, Adolfo, Astolfo,
Ezra Pound, Clemente Rebora,
eccetera, eccetera, eccetera…


| sol la7 | re |
È bello essere vecchi
avere orecchi attenti
al disaccordo finale,
alla caleidoscopica attesa
che non pesa e non vale.

È bello da morire
sapere di morire
senza sapere
come andrà a finire.


16 Sirventese con involontarie lacune

Io sono qui seduto in un istante senza tempo dove i giorni del passato hanno perso il sopravvento e il futuro si profila con immagini di un film tutto a colori. Potessi io vivrei fino a novanta e rotti anni datemi libri e che la vista mi accompagni in mille viaggi della fantasia, ma il sesso resti cosciente della sua supremazia. come potrà stancarsi se ogni giorno è una sorpresa, se ogni donna è un miracolo e la mia donna è una tempesta che impegna ogni mio muscolo e mette a dura prova la mia testa. Ci sian cavalli intorno, bellezza pura ed energia, potenza naturale, oltraggio alla tecnologia ci sian cavalli intorno e gli odori di bosco e di campagna. Vino che non tradisca, vino per chi ne voglia bere, tempo per non far niente, tempo prezioso da sperperare chissà che un giorno anch’io non riesca ad ascoltare l’altra gente. Si sciolga il mio riserbo, si perda la mia discrezione, scopra lì sotto un grumo di molto umana imperfezione e un sentimento che sia di tenera e corporea simpatia. La vita è la mia amica, la mia costante tentazione, l’inganno, il disinganno, l’indovinello, la soluzione; ma il vero diventa falso e questa storia ricomincia all’infinito. Consiglierò ai miei figli di costruirsi le difese Per far fronte agli attacchi che poi gli porterà la vita, ma gli dirò che questa merita d’essere vissuta con fiducia. Che schiavitù sarebbe non poter mostrare mai quello che abbiamo dentro, quello che in fondo siamo noi, sarebbe vita da poco non azzardare mai a metterci in gioco. Io sono qui seduto in questo istante senza tempo in cui tutto è ancora possibile o può finire in un momento, spero nei novant’anni, ma in ogni caso di quel che viene io son contento. 


francescorebora

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