UBUNTU

Quando al mattino l’orizzonte vedrai,
quando di rosso vivo il sole ha ridipinto il cielo,
quando la notte buia è un ricordo ormai,
non avrai più paura in quanto uomo libero sei.

Così potremo raccontarci le idee,
respireremo insieme al ritmo di stagioni e maree
e niente più confini, non più superstizioni,
siamo cosmopoliti: né cattivi e neanche buoni

e tutte le culture, tutte le religioni,
saranno una ricchezza su popoli e nazioni.

Esiste una parola che riscalda il cuore,
una parola sola che unisce le persone.
Cammina per le strade, aleggia nella mente,
prolifera nei sogni, i sogni della gente.

È una continua lotta tra pecorai
che mandano al macello il gregge bianco contro il nero.
Se consapevolezza coltiverai,
non avrai più paura in quanto uomo libero sei

e come il sole scalda in cambio di niente,
così pure l’amore si dà dolcemente

e tutte le culture, tutte le religioni,
saranno una ricchezza su popoli e nazioni.

Esiste una parola che riscalda il cuore,
una parola sola che unisce le persone.
Cammina per le strade, aleggia nella mente,
prolifera nei sogni, i sogni della gente.

Chi soffre a Bujumbura e chi non ha paura
potrà sperare ancora: “Ubuntu” è la parola!

Semisterili

Ubuntu

TEDIOSA ATARASSIA

Cervelli vuoti, occhi spenti e patinati
di tizi idioti, omologati.
Sento i sospiri della gente in tutto il mondo,
coi gusci vuoti mi confondo.
Vorrei riempire tutte le anime svuotate,
di luce prive, intrappolate.
Vorrei svegliare dal suo sonno la coscienza;
non è normale starne senza.

La quarta via percorrerò
con il sigillo arcano della filantropia,
da tre sentieri tornerò, sudando sangue
e compirò la profezia.
Come fenice sorgerò,
metallo vile in oro puro trasmuterò
per procurar la quint'essenza all'anima mia,
sputando sangue di tediosa atarassia.

Reminiscenze di una vita nel passato
col cuore gonfio e martoriato,
ho fatto voto di morire a nuova vita
mangiando polvere in salita
e adesso, quando le parate son finite
di luci e fuochi colorite,
m'accorgo che seppure in folla, tra lo stuolo,
io sono sempre stato solo.

La quarta via percorrerò
con il sigillo arcano della filantropia,
da tre sentieri tornerò, sudando sangue
e compirò la profezia.
Come fenice sorgerò,
metallo vile in oro puro trasmuterò
per procurar la quint'essenza all'anima mia,
sputando sangue.

Scelgo la strada per l’immortalità
colgo il frutto dal decimo Sephirah
e poi tutto nell’uno vivrà

La quarta via percorrerò
con il sigillo arcano della filantropia,
da tre sentieri tornerò, sudando sangue
e compirò la profezia.
Come fenice sorgerò,
metallo vile in oro puro trasmuterò
per procurar la quint'essenza all'anima mia,
sputando sangue di tediosa atarassia.

Tediosa

? Per cosa? Morto? Perché?
È morto per cosa? È morto! Per che?
Non so fermarmi di chiedere
ch’è morto! Per cosa? È morto! Perché?

All’aria la vitalità;
la terra prende e poi ridà.
Con fuoco ed acqua
un pianto arracqua e annaccqua
noi. Ohi ohi ohi ohi ohi!

Nascimme e murimme (Nasciamo e moriamo)
Nascimme pe’ murì! (Nasciamo per morire!)
C’aizamme e carimme (Ci alziamo e cadiamo)
C’aizamme pe’ carì! (Ci alziamo per cadere!)

Morto per...? Cosa!!! È morto? Perché?
Morto! Per cosa? È morto! Perché?
Non so fermarmi di chiedere:
“È morto? Per... Cosa? È morto per... Ché?”

All’aria la vitalità;
la terra prende e poi ridà.
Con fuoco ed acqua
un pianto arracqua e annaccqua
noi. Ohi ohi ohi ohi ohi!

Nascimme e murimme (Nasciamo e moriamo)
Nascimme pe’ murì, nascimme pe’ carì! (Nasciamo per morire, nasciamo per cadere!)
C’aizamme e carimme (Ci alziamo e cadiamo)
C’aizamme pe’ carì, c’aizamme pe’ murì! (Ci alziamo per cadere, ci alziamo per morire!)

Per Che

È cominciato tutto con l’arrivo di quelli là,
proibendo a tutti il frutto che conduce all’eternità,
ma poi qualcuno da solo discese dal cielo
per ragionare con loro di ciò che sarà.

L’israelita, l’israelita
ha nelle mani la tua vita.
L’israelita è forte,
non se ne importa della sorte l’israelita.
È unico, colui che può, magnifico!

“Giacobbe, ascolta bene le parole che ti dirò.
Faremo tanta strada assieme, non mi dire di no!
T’insegnerò ad educare i tuoi figli smarriti,
si chiameranno israeliti e d’accordo con me...

governeranno il mondo prestando a debito
e renderanno conto soltanto a me, a me!”

“Gentili sono gli altri, come il tuo gemello Esaù;
nascondi loro le arti per avere sempre di più.
Si mischieranno tra i principi i tuoi discendenti
e come grigi eminenti d’accordo con me...

governeranno il mondo prestando a debito
e renderanno conto soltanto a me, Yahweh!”

Ecco! Arriva l’israelita con il patto tra le dita.
Zitto zitto l’israelita lancia il sasso e poi t’addita.
Mangia bene l’israelita sulla tavola imbandita.
Non gl’importa all’israelita della folla inferocita.
È unico, colui che può, magnifico!

L’israelita, l’israelita
ha nelle mani la tua vita.
L’israelita è forte,
non se ne importa della sorte l’israelita.
È unico, colui che può, fantastico, magnifico, magnifico!

L'israelita

GIOIAMARA

Io quella sera, siccome pioveva,
non ricordavo l'ombrello dov'era,
potevo sempre rimirar la bufera,
ma era già tardi e non valeva la pena.

Voglia d'uscire ad assaggiare la festa,
gioia d'inebriarmi un poco la testa.

Non vorrei che finisse mai
questa sera fantastica,
ma vedrai, già lo so,
domani ritratterò.

Vestito a festa, giacca e scarpe in paraffina
e sulla testa un chilo di brillantina,
gemelli d'oro, camicia in seta fina,
ma sono solo col morale in cantina.

Voglia d'uscire ad assaggiare la festa,
gioia d'inebriarmi un poco la testa.

Non vorrei che finisse mai
questa notte lunatica,
ma vedrai, già lo so,
so che la rimpiangerò.

Gioia amara che muore nel cuore,
dolce è la noia quando vive per me.

Non vorrei che finisse mai
questa festa goliardica,
ma vedrai sì, lo so,
so che la ricorderò.

La notte sogna, cammina a capo chino,
calda è la fogna, fumante un tombino.
La festa avanza, vibra l'aria e canta il vino,
nella mia stanza si risveglia il mattino.
La testa è stanca, è colpa mia se sono giù
e resto qui a cantar un blues.

Gioamara

Intervista Plebei del 18 Febbraio 2022
www.radiograd.it

18 febbraio 2022 intervista radiograd

Podcast Indielife

“Velo S velo” è il nuovo lavoro de I Plebei, un EP composto da 5 tracce, ciascuna delle quali vela, rivela e svela ciò che comunemente passa per verità assoluta. Con questo lavoro i Plebei hanno voluto sottolineare il fatto che la verità è sempre coperta da un velo sottile, il quale va a distorcere inesorabilmente la vera essenza di ciò che cela. Ad un certo punto la verità viene ri-velata, cioè viene velata due volte, perché la sua conoscenza potrebbe non essere accettata da tutti, tramutandosi così in un vero “incubo” per molti.
Solo uscendo da sé stessi, cambiando il comune punto di vista, è possibile sbirciare tra i due veli e fare così la conoscenza del tanto temuto Serpente. Ecco dunque che la “...realtà carogna, realtà che duole, realtà che forse realtà non è...”, comincia ad apparire non più velata né ri-velata, ma nuda e cruda come l’Universo l’ha fatta.
Chi conosce I Plebei sa benissimo che la sola “poesia in musica” non è mai abbastanza, per questo si è voluto integrare il lavoro anche con l’arte pittorica di Nadia Groff, la quale ha contribuito ad illustrare il complesso viaggio introspettivo verso la verità, realizzando tutte le grafiche di questo EP. Un serpente tra due veli, la translazione delle orbite oculari, l’introspezione del tratto cupo, tutte immagini simboliche utili ad erudire chiunque.
Volete sperimentare l’essenza delle cose? Volete conoscere la verità? Volete davvero sapere cosa si nasconde dall’altra parte? Allora “Ve lo svelo”!!!

Veolo S velo

Malvivendo

Realè

Giocofuoco

Tetragravicorde verticale, vibrafono a soffietto, esacorde solitaria e da passeggio, cilindri a percossa e verbafono a palla. Questi sono gli strumenti che hanno liberamente deciso a chi affidarsi. Fino a ieri la musica veniva espressa tramite oggetti inanimati, ma oggi qualcuno ha finalmente avuto l’ardire e l’umiltà di farsi fattura del proprio fattore: lo strumento musicale! Ecco dunque che il “tetragravicorde verticale” ha scelto Coluccio Perticoni come mezzo di espressione, il “vibrafono a soffietto” ha preferito farsi cullare da Zibbonio Berretti e la stessa sorte è toccata a Cateno Erbolini e a Scrimezio Genesio de Tibia II, il primo selezionato dall’ ”esacorde solitaria” e il secondo fortemente voluto dai “cilindri a percossa”. Il “verbafono a palla” e l’”esacorde da passeggio”, infine, hanno dovuto accordarsi per scegliere chi avrebbe dovuto poetarne il desìo chiamando così Calogero Focaluci alle loro dipendenze. È in questo modo che sono nati “I Plebei”: un gruppo indefinibile nel suo genere e dal genere musicale indefinito che suole accogliere gli onesti ascoltatori di ogni età all’interno di una bolla immaginaria per traghettarli in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio. Con I Plebei la buona musica è gioco e la canzone poesia talvolta ironica, ma pur sempre sottile e mai banale. I Plebei sono una band con un repertorio di brani originali che raccolgono in giro per il mondo e per il tempo generi e stili diversi. Musica per tutte le orecchie quindi, musica da circo, musica da ballo, musica d’ascolto, musica spensierata e musica stonata….insomma…musica plebea!

IPlebei

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