è strano come un semplice corpo sia l'involucro dell'infinito, come una semplice lacrima possa essere molto simile al vaso di Pandora e come i nostri sogni e le nostre speranze vengano tessute nel mondo come la mitologica tela di Penelope.
Guardarsi allo specchio e vedere solo un uomo, non riconoscersi e chiedersi se è la stessa persona che tutte le mattine si alza dal letto per battersi con i propri mulini a vento, chiedersi se è la stessa figura che un qualsiasi passeggero o amico o uomo scorge dalla finestra che affaccia sul mondo. 
Ci sono punti interrogativi seduti in una panchina quasi all'angolo della strada, la stessa panchina che affaccia su un parco, quella vicina ad una delle tante librerie impolverate perchè tanto, ormai, nessuno legge più.
Ci sono punti interrogativi sui lampioni che ricoprono la strada, quelli che a volte funzionano ed altre no, quelli che quando c'è il black out ti abbracciano con un mantello nero dalla fodera rossa, quelli che di giorno sono irrilevanti ma di notte ti accompagnano in quella tua passeggiata al chiaro di luna.
Ci sono e non ci sono dipende dai giorni e dalle ore, dipende se badiamo alla loro esistenza o se siamo ad un colle ad ammirare il tappeto di lucciole terrestre o quelle astrali, dipende da noi e dalla musica che parte da dentro.
Siamo un carillon dalla musica melodica che gira seguendo il mondo, danziamo e saltiamo in alto come i grilli, corriamo come antilopi, diventiamo aria, diventiamo colore, sogni, emozioni ma il salto è breve e si sfiora terra, la speranza attutisce la caduta ma la musica diventa sempre più lieve fino a sparire chissà dove, accompagnata dal sorriso dei nostri giorni passati.
Non sappiamo più chi siamo se un ingranaggio del mondo o un essere capace di eternare le proprie emozioni. Dimentichiamo l'arte ed iniziamo a temere la natura, quella che si ribella, quella che ci fa sentire materia finita, quella che continuiamo a nascondere sotto il cemento e proteggiamo quando ci sentiamo un pò in colpa.
Domande, domande, domande e le risposte chissà come sono sempre dentro di noi, siamo così infiniti da racchiuderle all'interno ma la paura non ci permette di slegare il guinzaglio ed allora le cerchiamo all'esterno, saliamo sul primo treno che porta ad una città della quale conosciamo solo il nome o la storia o qualche abitante dal modo di dire strano e buffo ed ogni qual volta siamo stanchi sostiamo ad una stazione sorseggiando un caffè e sullo stesso treno che ci porta sempre più vicino alla saggezza leggiamo Goethe o Wilde o un qualsiasi libro che potrebbe darci risposte, scritto dall'uomo, partorito dall'infinito.
Ed io oggi non so chi sono ma specchiandomi vedo solo te, mio amore.
Sempre tua, Ludovica.

https://www.facebook.com/caroernest?fref=ts

Caro Ernest

Sono una Donna, con un animo fragile romantico ma anche forte in alcune circostanze..è vero, è difficile descriversi a pieno ma voglio descrivermi emotivamente e sopratutto con l'aiuto del mio presente sentire.Mi rendo conto solo ora dopo tantissimo tempo di quanto abbia portato dentro rancore e sensi di colpa...ora che finalmente cerco di liberarmene mi rendo conto di quanto possano le circostanze della vita ed essi stessi aver cambiato la mia personalita' e la mia personale percezione della vita e di ciò che mi accade intorno. ho deciso di non nascondermi più , di prendere atto delle mie debolezze, di pensare al mio Angelo che mi protegge, e a cui voglio un mondo di infinito Bene.. il mio angelo ha sofferto tanto prima di morire..e non ne ho parlato mai con nessuno dei miei cari, avrebbero sofferto troppo, sentendo parlare di interventi estremi fino all'inverosimile per salvargli la vita..per molto tempo sono stata li' per cedere , per far cadere le braccia, per perdere la mia identita..sono umana! questo mi sono tatuata nell'animo, tu Angelo mio non avresti voluto che io mi facessi del male , eri fiero di ciò che stavo costruendo e se il castello che stavo costruendo per me ma a cui avresti partecipato è crollato non è certo per colpa tua e tanto meno solo per colpa mia. ora lo so Angelo mio, e voglio dirlo ad alta voce a me stessa " mi manchi, a volte come l'aria che respiro, ma so che mi hai perdonato in qualche errore" e so che posso sempre contare sul tuo Amore fatto di rispetto e stima. ora ho conosciuto una bella Anima che mi sta vicino e sa confortarmi.La vita credo sia un incontro di anime e una evoluzione della nostra stessa anima..sto arrivando a pensare che non ci sia una casualita' in questi incontri ma una causalita' e credo anche che possiamo darci una seconda possibilita' e sempre una chance...è un dovere, diritto che dobbiamo a noi stessi e in rispetto della bellezza della vita che ci circonda..quindi Angelo mio, aiutami a donare Amore intorno a me..aiutami sempre di più ad aprire le porte ai miei sensi e al mio cuore affinchè non abbia paura di Vivere con intensita', di emozionarmi davanti a un tramonto o semplicemente davanti agli occhi della persona che ora mi sta guardando e mi sta facendo capire che posso Amare di nuovo ,che posso donarmi a lui perchè lui gia' si sente legato a me e nella luce di questo tramonto mandami la tua benedizione: Sei nel mio cuore sempre e comunque..e ti amerò fino alla fine dei miei giorni , con i miei errori e con le mie piccole vittorie. (a M.)

Sono una donna - I am human

Caro amico quasi immaginario,
non è la prima lettera che ti scrivo e non sarà nemmeno questa la prima a giungerti lassù, tra le tue cime innevate.
Ti scrivo da quando non possiamo più parlare, ti scrivo da quando non puoi più rispondermi, quindi ti immagino.
Anche oggi sei lì, alla finestra del soggiorno, anche oggi dormi sul divano, ti alzi per fumare, per scostare la tenda e guardare fuori.
Aspetti, aspetti il momento giusto, la maturazione del coraggio, la goccia a far traboccare il vaso, quello con fiori di campo, della tua valle, quello sopra al centrino in pizzo, preciso, sul tavolino in cui appoggi l'accendino e il portacenere in guscio di cocco.
Aspetti una come me, probabilmente, osservi fuori e mi vedi prender forma dalla neve, con un brivido di timore e adrenalina, aspetti me, che ti venga a prender per mano davanti casa.
Anche da disteso, col gatto acciambellato addosso, non smetti di scrutare quel cielo di gesso e cenere, ci spegni la sigaretta come a mettere un punto ai tuoi sogni, come a bucare la bolla, come a dipingere un po' quell'esistenza compatta, chissà magari bruciata la tovaglia della domenica non si intraveda un mondo dietro.
La sveglia è all'alba, è in anticipo, vuoi concederti un momento tuo, per rielaborare, per essere chi sei e non chi devi essere. Eppure non dormi, non puoi, se la stanchezza non ti porta via e le lancette non incombono, le preoccupazioni non te lo permettono, di perdere anche solo un minuto.
La mano pesante si massaggia il viso, quella pelle di troppo, che a volte vorresti strapparti via come la tonaca di un prete, che la vita ti ha trapuntato.
Ad un certo punto non hai più la forza di gettare gli occhi al panorama, vorresti solo ripescare dentro i tuoi pensieri, ma rimani ancorato, la lingua ad un chiodo, le montagne a limitarti la mente, vette candide, pure, indifferenti.
La vita ti è rimasta incollata al ghiaccio di quei cigli di paesino, non puoi tirare, non ricordi nemmeno come si faccia ad alitare, così abituato a trattener il respiro, a morsicarti le guance, per tacere, sorridere.
Ogni tanto ti sfiora il dubbio, di essere una tigre in cattività, in una gabbia di monti e fiocchi di neve, di essere lì per scherzo, nel frattempo, in una pellicola, ti sorge il dubbio di avere la falcata troppo breve per i metri di spuma, di ovatta, accoglienti. Qualche volta chiudi gli occhi, sospiri, rilassi le spalle e annusi l'aria, cerchi il mio profumo che nemmeno conosci, immagini anche tu, mi crei lì per un po', finché il pensiero non fa troppo male, troppo pensare, troppo tremare.
Ma per qualche istante mi tieni il fianco, senti quasi i capelli della mia nuca sul dorso del naso, inspiri e manco.
Ti manco, a quella finestra, a cui mi accompagneresti con la mano ferma, ampia tra i miei reni, l'altra ad indicarmi qualcosa, un passerotto, un arcobaleno, un qualcosa da film, da fantasia.
La cassetta delle lettere, quella ti fissa mentre riapri gli occhi, tanto è vuota, se non per bollette, pubblicità, magari qualche cartolina di posti già visti.
Per un attimo ricordi, ripensi anche a quante scapole hai visto sporgersi dalla tua finestra, nude, sudate, a contarne gli efelidi disegnandoci un volto. E manco.
Scuoti i capelli trascurati, come a disperdere moscerini tra i pensieri, loschi, proibiti, troppo distanti.
Supino segui le scintille dietro alle palpebre, il buio e i suoi rumori, sei distratto, ti abbandoni fragilmente alle parole che ti serrano il cuore, le mie, mentre sono qui a parlarti di te, le tue parole annodate in gola.
Ti immagino così, oggi, immagino il mondo fuori da quella finestra che non ho mai visto, ti immagino per tenerti al caldo nei miei palmi deboli.
Il sonno mi trascina via, ci trascina fuori, sulla neve, le guance rosse, gli occhi lucidi, sognamo, questo ci è concesso.

Caro amico quasi immaginario

Te lo prometto.
Scriverò per te, di te, con te.
Scriverò di quella volta che mi hai scritto e che ho guardato quel messaggio con un po' di punti di domanda, e distacco. Scriverò del primo sorriso che hai abbozzato su di me scrivendo il pezzo di quella canzone, che non te l'ho mai detto, ma è proprio quella che stavo ascoltando. Scriverò di come, ogni mattina aspettassi un tuo segno di vita, che arrivava sempre prima di un mio e sempre puntuale alle 11.30 del mattino, e scriverò della prima volta che ci siamo incontrati e di quel tuo saltare dalla panchina e allargare le braccia, come a dire: Sei pronta a farmi catapultare nella tua vita?
Scriverò di quel tuo parlare strano, di quei tuoi "bene" che mi facevano sorridere un po' e tirare fuori quell'espressione lì, che tu mi hai sempre detto che non ti piaceva. Scriverò di quella volta al parco a girare come bambini su quella giostra, con me che non stavo in piedi e barcollavo, e di te, che ridevi senza sosta e mi guardavi mentre cercavo di non cadere per terra. Scriverò di quel venerdì mattina, e di quel bacio, e di quei sassi che lanciavi nell'acqua che scandivano il tempo e facevano da colonna sonora a quella mattina d’amore. Scriverò della volta dopo, di quella camminata di un ora che hai fatto solo per passare un pomeriggio assieme distesi su un. Scriverò di come poi i tuoi messaggi alla mattina iniziarono sempre ad essere secondi ai miei perché non ce la facevo ad aspettarti, e di come mi concentrassi per scrivere ogni mattina qualcosa che ti facesse iniziare la giornata col sorriso, e con un nome nuovo ogni giorno, e delle tue risposte che tardavano sempre un po' ma che poi, mi facevano tirare quel sospiro in più, perchè anche oggi, ci saresti stato.
Scriverò di come sorridevo da lontano ogni volta che ti vedevo comparire piccolo piccolo da quella strada e di quella volta che ti avrei voluto ammazzare perchè avevi messo fuoco ai miei capell, ma che poi, proprio non ci ono riuscita ad arrabbiarmi. Scriverò che poi, la volta dopo, pioveva forte che sembrava non dovesse più smettere e allora, ci siamo rintanati in una botte, e scriverò del tuo scrivere sul quel "muro" e del mio raccontarti della mia vita che non è sempre molto bella. Scriverò di quella prima volta a casa tua, di quel tuo leggere il dizionario di quel mio nascondermi dietro al tuo cane. Scriverò poi, e con tanta nostalgia, di quella volta sul tuo divano, del nostro salire le scale, di quel mio avere paura e di quel tuo stringermi che non sapevo più se ero un corpo a me, o qualcosa che facesse parte del tuo, di quel mio: E se poi ti penti?. Scriverò di come te ne sei andato la prima volta, del mio non comprendere e accettare, non realizzare e fingere di non averti mai avuto dentro. Scriverò delle notti in cui, puntualmente alle 4 aprivo gli occhi e ti cercavo, e mi accorgevo che non c'eri, e che quello schermo era rimasto spento, e di come poi non chiudevo più occhio. Scriverò di tutte quelle volte in cui ogni scusa fosse buona per pensarti, e del mio non riuscire a trattenermi sempre e finire con lo scriverti. 
Scriverò di qualche sera fa', e lo farò piangendo, scriverò del tuo parlare, raccontarni perchè era da troppo che non sentivo la tua voce, del tuo piangere e implorarmi di esserci ancora, e del mio sorriso, che è tornato fisso, per sei ore, finchè non ci siamo salutati con la promessa "domani ci rivediamo". Scriverò del mio dormire un ora, e del mio svegliarmi e non crederci nemmeno che stavo per rivederti, scriverò di come sei bello quando dormi, di come è bello svegliarti, di come è bello vederti mangiare le brioches e scriverò del nostro appartenerci, del nostro cuore che si toccava che era uno solo, e un po' più grande. Scriverò di quei biscotti sparsi per il letto, di quelle briciole che pungevano un po', di quell'acqua che voleva cadere a tutti i costi. Scriverò di quel tuo: Anche se finirà, ci saremo sempre. E di quel mio piangere per la felicità, dei miei occhi che ridevano.
Scriverò che poi le cose finiscono, che comunque ne è valsa la pena.
Scriverò che ti ho voluto tanto, ma tanto da morire, da non respirare, da farmi male.
Ti scriverò perché avevo scelto te contro ogni buon senso, contro ogni logica, e sapevo che era sbagliato, ma l’ho fatto ugualmente, e tutto questo solo perché, mi rendevi felice.

Scriverò per te, di te, con te.


Caro amico quasi immaginario

Isabel Molina 7

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