Quando una relazione finisce, ma l’amore no, non fai altro che riempirti di domande, speri che tutto si possa risolvere e che la persona amata possa ritornare. La aspetti, per giorni e giorni, a volte addirittura mesi, ma poi ti rendi conto dell’amara verità: lei non tornerà. Quando questo velo di illusione decade, capisci che in realtà nemmeno a te importa poi più tanto, ma continuavi a sperare quasi per inerzia. No, non la vuoi più quella persona, inizi quasi a non volerla più vedere, sentire, inizi a non fregartene nulla. Ed è proprio in quel momento che puoi ripartire.
“CENTOVENTITRÉ” parla di questo, del processo di accettazione della fine di una relazione, dall’inizio alla fine. É per voi, quei pochi di voi, che ancora sanno amare davvero.
Ecco a voi la mia “centoventitré”, con la speranza che vi piaccia.
Jacopo.

TESTO

Centoventitre
son le pecore che conto
la notte sul mio letto
per non pensare a te

Centoventitre
sono i baci che ti ho dato
mi chiedo se mi hai amato
quanto io ho amato te

Centoventitre
fino a centottantasei
comunque io dormo
perché tu non ci sei.

Passano e passano
i secondi e le ore
eppure io ripenso
ancora a quell’amore
ma cosa avrò sbagliato?
mi domando affranto
io vorrei soltanto che tu mi fossi accanto
ma prima o poi finiscono
persino i grandi amori
d’altronde è destino
che appassiscano anche i fiori

Centoventitre
sono i traumi che hai lasciato
che scemo sono stato
ad aver creduto in te

Centoventitre
son le notti che son sveglio
chissà magari torni
ma non so se ti voglio

Passano e passano
I secondi e le ore
Eppure io ripenso ancora a quell’amore
Ma cosa avrò sbagliato?
Io mi domando affranto
Vorrei solamente
Che tu mi fossi accanto
…o forse no?

Centoventitre
è il tempo di salutarti
fa’ buon viaggio e non tornare
ora non voglio più vederti

Centoventitrè

Vi è mai capitato di sentirvi usati, presi e gettati come una vecchia bambola di pezza di cui ci si stanca presto? A me si, un sacco di volte. Ormai sembra che la nostra società sia arida, senza sentimenti, si ha quasi questa concezione che le persone siano “usa e getta”. Ci parli, ci giochi, e poi le snobbi, ti allontani, sparisci. Chi se ne frega poi delle persone sensibili, che inevitabilmente soffriranno a subire un atteggiamento del genere?
Adesso basta, narcisisti tossici e manipolatori, lontani da me, io sono stanco. E mi voglio finalmente bene, troppo bene, che non mi lascerò distruggere.
Questa canzone è per voi tutti, ribelli, che non volete più essere PERSONE USA E GETTA.

SoundLab Export

PERSONE USA E GETTA

È sempre la stessa storia: appena suona la sveglia la nostra testa viene inondata di pensieri, si accende in un istante la complessa macchina della nostra mente che inizia a lavorare ininterrottamente. In questo periodo della mia vita, i pensieri che produce questa mia testolina non sono poi così positivi, ma pesanti, spietati. E non mi danno tregua.
Così nasce “Risveglio (interludio)”.
Buon ascolto a tutti, vi voglio bene.
Jacopo

TESTO

La testa mi fa male
Non smette di pensare
Che cosa devo fare?
Non lo so

Il caos che mi divora
La luce dell’aurora
Mi acceca, apro gli occhi
Dove sto?

Sono vivo o sono morto,
cosa importa, mi contorco,
mi aggroviglio, mi ribalto
dentro me

Sono vuoto, vuoto dentro
io provo nel frattempo
a lottare, a reagire
un po’ di più

Ma io cerco la mano
Di qualcuno che mi aiuti
Ti prego non lasciarmi
Anche tu

Ma adesso devo alzarmi
E vivrò la mia giornata
La mia testa incasinata
É qui con me

E aspetta solamente
Che io mi voglia rilassare
Per potermi assillare
Un’altra volta ancora

Risveglio (interludio)

VELODIMAYA.mp3

scrivo canzoni per sopportare il peso del mondo

Jacopo Andriani