Il mondo corre troppo veloce, come in una partita al flipper quando si spinge troppo si rischia che il gioco vada in TILT... le conseguenze sono le più imprevedibili.

TILT

L’etimologia del nome Maschere è controversa, alcuni la fanno risalire all’arabo, altri al longobardo, alcuni dal tardo latino, altri ancora a una lingua preindoeuropea. Seguendo tutte queste strade possiamo trovare un utilizzo delle Maschere in molte culture e civiltà , ma nel brano si parla del nostro mondo attuale, quello altamente "modernizzato" ,quello delle televisioni e dei social e della nuova esigenza umana di ottenere i like!...con tutti i pericoli che ne conseguono nella nostra nuova "civiltà artificiale".

Maschere

Siamo nel 2025 , nella parte del mondo occidentalizzata (nello specifico in Italia) e sempre più digitalizzata, molte ricerche mettono in luce il crescente disagio piscologico dei giovani, evidenziando che i giovani “lupi solitari” hanno raggiunto il numero di 2 su 5. 
Questi giovani di un’età che mediamente si aggira introno ai vent’anni soffrono di importanti patologie psicologiche e sempre più sono costretti a fare uso di psicofarmaci.
Parlando con molti di loro si scopre un mondo di sofferenza indotto dall’utilizzo eccessivo di social e varie tecnologie che hanno invaso (calato dall’alto) il loro spazio sociale che sempre più diventa artificiale, fuorviante e mal sano per una crescita naturale dell’individuo.
Le aspettative sul futuro sono vissute drammaticamente e molto spesso questi “lupi solitari” attribuiscono la colpa alle generazioni più grandi – genitori compresi - che vengono accusati di aver gestito il passato dell’organizzazione sociale in maniera infausta; il presente e il futuro vengono immaginati dai giovani ancora più nefasti.
Il brano scatena la rabbia  di un vent’enne del 2025 (che sente che gli hanno messo la bestia addosso), sperando così che possa liberarsene per riprendere in mano il suo diritto a vivere felice.


Ho vent'anni

Cambiano molte cose intorno a noi e talvolta non ci piacciono o meglio non ci piaceranno mai! Si sgretolano come ghiaccio tra le mani i nostri sogni, ma sono comunque i sogni che ci nutrono l'anima e quindi non vanno dimenticati. Ora vuole prendersi cura del se più profondo, pretendendolo, come il diritto alla libertà!

La canzone parla di un senso di incertezza e di ricerca interiore. Le "luci che non hanno una meta" possono rappresentare sogni o desideri che sono sfuggenti o senza una direzione precisa, mentre "ogni passo nell’ombra una verità segreta" suggerisce che nelle zone oscure o misteriose della vita si nascondono verità profonde e nascoste, forse anche su noi stessi.

Il verso "Il mondo che gira che gira veloce e niente ti resta nella tua testa" indica come il mondo sia frenetico e come spesso ci lasciamo sfuggire le cose più importanti, rimanendo con pensieri vuoti o confusi.

Il ritornello rafforza questa idea di instabilità: "Siamo sempre in bilico in equilibrio strabico", cioè in un equilibrio precario e instabile, con cose che magari non hanno molto valore ("con cose che non valgono"). La domanda "chi sei" ripetuta più volte mostra un desiderio di scoprire la propria identità, di capire davvero chi si è.

Infine, le immagini di "giorno e sera", "soffio", "primavera" e "aurora" evocano il passare del tempo e i momenti di rinnovamento o di speranza. La frase "nasconditi con lei" può suggerire il bisogno di trovare un rifugio, un momento di intimità o di pace con qualcuno o con qualcosa di speciale, per sentirsi protetti e in pace con se stessi.

Siamo sempre in bilico

È possibile immaginare e costruire una vita libera dai vincoli imposti dai “padroni del mondo”, dalle convenzioni e le convinzioni dell’ideologia capitalista e neoliberista.

Come si può ancora credere alle promesse di figure dette “leader” perché “persone di successo” quando tali risultati sono stati ottenuti tramite prepotenza, corruzione e sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’ambiente?

È un tema che va discusso profondamente, perché quel modello sociale è sempre più percepito come fine in sé.

Il brano si apre con l’immagine: “naviganti senza vento, di una rotta senza senso”, evocando una realtà in cui troppe persone si muovono senza una direzione autentica all’interno di un sistema che perde di vista i valori universali e l’obiettivo della giustizia sociale.

La frase “trafficanti degli umani, assassini di bambini” è un’accusa diretta e realistica di ciò che vediamo quotidianamente e che spesso interiorizziamo senza una presa di posizione effettiva per interrompere questa deriva disumana, complici di chi intende “rubare il tempo a tutti”.

Il ritornello esprime un desiderio di evasione e libertà legittima: “vorrei vivere così dove il tempo non ha senso, perché vivere così crea solo turbamento”. Questa espressione riflette il bisogno di un’esistenza sgombra da regole e doveri opprimenti; in una situazione di cooperazione sociale tali potrebbe rappresentare un’opportunità di crescita personale, “dove regole e doveri sono solo desideri sono solo dei piaceri”, ma in un’epoca dominata dall’individualismo genera una forte sofferenza emotiva: l’accettazione dell’idea della vittoria del più forte sul più debole.

Vorrei viverci senza

"Setteottonovanta": un viaggio tra sogni e realtà
La canzone "Setteottonovanta" ci porta indietro nel tempo, tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, un periodo in cui molti giovani, guidati da sentimenti nobili e desideri di giustizia, sognarono una società più equa e pacifica. In quegli anni, la musica e l’arte furono strumenti potenti di ispirazione, creando un clima creativo e positivo, alimentato da valori universali e un’etica condivisa.
I giovani di allora immaginavano un mondo libero dall’ingiustizia sociale, alimentando speranze e fantasie che, pur sembrando utopie, erano giuste e necessarie. La musica, con le sue melodie e i suoi messaggi, contribuì a rafforzare questa voglia di cambiamento, diventando il sottofondo di un’epoca di sogni collettivi.
Tuttavia, con l’avvento degli anni Novanta, qualcosa cambiò. Si verificò un progressivo decadimento culturale e musicale, che portò a un impoverimento delle idee e delle speranze. Quei sogni di giustizia e pace rimasero tali, confinati nel passato, mentre il mondo sembrava scivolare verso un’epoca di disillusione e di crisi.
Oggi, ci troviamo di fronte a un panorama in cui le promesse di allora sembrano svanite, lasciando spazio a un mondo più complesso e spesso più difficile. La domanda che ci poniamo è: abbiamo fallito?


Setteottonovanta

Corro Contrariamente" racconta la storia di una ragazza che non si lascia influenzare dalle mode o dalle correnti di massa. È una persona che, invece di seguire il flusso, sceglie di andare controcorrente, perché non si fida di un mondo che corre troppo veloce e che spesso perpetra atrocità.
Nel brano, lei descrive questa situazione come una vera e propria guerra, dove si rischia di perdere il contatto con le cose più belle e profonde di noi stessi. Usa immagini metaforiche, come bambole che perdono la voglia di giocare e di credere nel futuro e nelle favole, per sottolineare questa perdita di innocenza e speranza.
Per proteggersi, si immagina di rifugiarsi in un’isola, un luogo simbolico di pace e riflessione. Qui, dice che "la pioggia cesserà" e che "il sole brucerà dentro di lei come brucia la città", a indicare che anche se fuori tutto brucia e sembra senza speranza, lei troverà dentro di sé la forza di andare avanti. La sua isola sarà un posto dove vedrà solo il fumo degli incendi, ma il fumo si dissolverà, e lei, con una lucida malinconia, adornerà la follia che ha visto, trovando così un suo futuro personale, fatto di forza e di coraggio, proprio perché ha scelto di correre controcorrente.

Corro contrariamente

•	Il brano prova a trasferire la transizione in corso della vita comune, è una riflessione cupa ma lucida: la città che pulsa tra una realtà crudele e cinica e una sensibilità ferita che cerca il suo percorso alternativo. 
•	Si respira una malinconia diffusa: piazze vuote, molta retorica ma inerte, anzi insulsa: una sensazione di precarietà del senso di comunità. La tensione è latente, il desiderio di libertà in un’ epoca freddamente distante dai sogni è una lotta tra percezione individuale e realtà collettiva. 
•	Si alternano momenti di consapevolezza (“guardare in faccia la realtà”) a momenti di smarrimento (“perdersi a non capire”). La “forte retorica” e la “fantasia spenta” indicano un ambiente dove le parole non bastano, dove la piazza è fredda e vuota, simbolo di una comunità indebolita , disconnessa e non partecipativa. 
•	Il protagonista riflette se sia lui/lei a essere sbagliato/a o se sia la società da perdonare. L’unico strumento rimane una decisione personale, capace di ferire o spezzare sogni ma imprescindibile per l’autonomia: la scelta è potere e responsabilità.
•	La “PIAZZA MALINCONIA” come luogo simbolico della distanza tra desiderio di senso e vuoto civico; “volume della retorica” e “fantasia spenta” come segnali di un prevalere del vuoto sociale e della dimenticanza del potere della creatività; “la precarietà morale e valoriale della comunità” il destino sociale.

Piazza malinconia

Eravate solo bambini

Orizzonti , prospettive e latitudini psichedeliche in cui vivere paesaggi ed emozioni libere, eterogenee...

Psychedelic latitudes part one

Parte seconda dei paesaggi, delle prospettive e delle latitudini psichedeliche: orizzonti in cui lasciare vivere emozioni libere ed eterogenee.

Psychedelic latitudes part two

"Desideri spenti" è un brano che si presenta come un grido silenzioso ma potente contro le contraddizioni del mondo moderno. Con un linguaggio crudo, diretto e ricco di immagini evocative, il testo esplora i temi della disillusione, del consumismo, dell’ipocrisia sociale e dell’indifferenza collettiva.
La corsa del mondo a una giostra impazzita, una spirale senza controllo in cui si è perso il senso del tempo ("una rete che ha perso le lancette") e in cui persino la spiritualità sembra frantumata ("ogni Dio si guarda dal suo specchio rotto"). L’umanità è rappresentata come assuefatta dal consumismo, dove tutto può essere comprato, anche ciò che dovrebbe restare intangibile: "fuori comprano tutto, si comprano di tutto."
Il ritornello uno slogan amaro:
"scontrini, illusioni e desideri spenti / sfruttando anche i bambini e tutti qui silenti"
Un’accusa diretta a una società che, accecata dal profitto e dall'apparenza, spegne sogni e speranze, sfrutta i più deboli e lascia che tutto accada nel silenzio generale.

È un’immagine della modernità ostentata, dove il lusso è mostrato come una maschera e si sottolinea la distanza tra chi vive nel benessere e chi affronta un presente oscuro, spesso invisibile agli occhi di chi può permettersi di non vedere:
"a voi il futuro appare già tutto chiaro / poco ve ne frega se per gli altri è molto scuro”.
Un brano in sintesi disilluso, che vuole denunciare senza retorica le storture della società contemporanea e la sofferenza per chi le vede per poi urlarle senza però trovare al momento grande riscontro sociale.
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Desideri spenti

“Aria” è un brano che unisce malinconia e potenza, trasformando un concetto semplice in una metafora universale: le idee come l’aria che respiriamo, essenziali e libere, impossibili da imprigionare.
Fin dai primi versi – “Senti bene quest’aria, questa è aria stampata in un cielo di idee” – si percepisce un respiro ampio, un desiderio di libertà che attraversa tutto il pezzo. Le idee diventano onde, si muovono come il mare, e come il vento non si lasciano fermare.
inutile imporre idee, le idee hanno solo un terreno in cui possono essere fertili per tutti: il terreno della libertà.

Aria

Sono un musicista compositore con passione per la musica Rock, Pop Rock Alternativa, ma compongo con passione anche in altri generi: ad esempio la psychedelic music, le colonne sonore e nel cantautorato italiano. Scrivo e compongo canzoni dall'età di 15 anni e ho suonato in diverse band locali. Il mio principale progetto musicale è riconducibile alla band di cui sono fondatore e compositore dal 2018 : K'in 232 Band.

Massimo Parducci

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