Factory (mark I) - Live @Bistrot -2019

“The Night They Drove Old Dixie Down – Live @ Bistrot 2019” – FACTORY

In una delle serate più evocative del Bistrot sassarese, i Factory hanno reso omaggio a uno dei brani più intensi e simbolici del repertorio americano: The Night They Drove Old Dixie Down, dei The Band. La loro interpretazione non è una semplice cover, ma una rilettura viscerale, densa di pathos e memoria, che si muove tra spiritualità collettiva e malinconia storica.
Fabrizio Cherubini, alla voce, scava nella parte narrativa del brano, con un’intonazione sospesa tra racconto e preghiera. Le sue inflessioni ruvide ma sincere danno nuova vita alla figura di Virgil Caine, rendendola universale e contemporanea.
Giorgio Sale, alla chitarra, guida l’impianto armonico con tocco essenziale ma vibrante, accentuando i momenti emotivi con delicate pennellate elettriche. Niente virtuosismi, solo anima e servizio alla canzone.
Silvio Vinci, questa volta al solo pianoforte, costruisce un’architettura sonora solida e commovente, intrecciando accordi larghi e arpeggi trasparenti in perfetto stile Richard Manuel . La sua esecuzione è il cuore ritmico e lirico dell’intero brano.
Chris Pain al basso e Luca Monaco alla batteria completano la tessitura con una sezione ritmica che pulsa con discrezione, lasciando spazio ma dando profondità alla dinamica della performance.
Il risultato è una versione toccante, sobria e potente, che rispetta la sacralità dell’originale e la fa risuonare in uno spazio intimo e caldo, come solo il Bistrot sa offrire. Un omaggio sincero, suonato con il cuore e ascoltato in religioso silenzio.

THE NIGHT THEY DROVE OLD DIXIE DOWN Live @Bistrot -2019-remaster

Stormy Monday (Live al Bistrot di Sassari, Inverno 2019) – FACTORY

Tra le serate memorabili della FACTORY Mark I, quella dell’inverno 2019 al Bistrot di Sassari brilla di luce propria grazie a una versione maestosa di Stormy Monday, classico intramontabile del blues. La band lo affronta con rispetto e passione, ma anche con la consapevolezza di potergli dare nuova linfa. E ci riesce eccome.
Giorgio Sale è in stato di grazia: suona come se fosse in due, evocando con maestria sia la liricità di Duane Allman che l’agilità melodica di Dickey Betts. Il suo fraseggio è limpido, tagliente, espressivo. Preciso fino all’ossessione, ma mai freddo: è blues autentico, vissuto, sudato. Accanto a lui, Silvio Vinci tesse una trama sontuosa con il suo organo Hammond, che riempie ogni pausa, accompagna ogni respiro, costruisce l’ossatura emotiva del pezzo.
Fabrizio Cherubini si misura con un blues impegnativo, sia vocalmente che emotivamente. E lo fa con grande intensità: la sua voce è sofferta, scavata, piena di sfumature, capace di restituire tutta la malinconia e la dignità contenuta nel brano. E poi c’è la sezione ritmica: Chris Pain e Luca Monaco sono impeccabili nel gestire i tempi e le dinamiche, accompagnano con un groove sicuro nella prima parte per poi sorprendere tutti con un passaggio a tempo jazz, un intermezzo di altissimo livello tecnico e musicale che eleva il pezzo a una dimensione superiore.

Una delle migliori performance della FACTORY Mark I, senza dubbio. Una lezione di stile, emozione e padronanza musicale.

STORMY MONDAY-Live @Bistrot -2019-remaster 2025

Hey Jude (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY
Quando i FACTORY affrontano Hey Jude dal vivo al Bistrot nel 2019, lo fanno con un trasporto genuino e una passione palpabile. Sin dalle prime note, si avverte l’intento non solo di omaggiare un classico, ma di viverlo fino in fondo, di reinterpretarlo lasciando spazio all’emozione e all’intensità.
La voce di Fabrizio Cherubini guida il brano con sensibilità, lasciando che ogni parola si carichi di significato. La band segue in perfetto equilibrio: Giorgio Sale accompagna con discrezione e gusto, con misurati interventi di tremolo, che danno anima psichedelica al pezzo,  mentre la sezione ritmica – Chris Pain al basso e Luca Monaco alla batteria – tiene un tempo fluido e rotondo, pronto a esplodere nel climax finale.
Ed è proprio lì che il brano si trasforma. Il lungo finale diventa incandescente, una vera e propria jam psichedelica che cresce, si espande, coinvolge. Il protagonista assoluto è l’Hammond di Silvio Vinci: il suo solo, incisivo e profondo, squarcia l’aria con potenza e lirismo, portando l’intera esecuzione su un altro piano.
Una performance intensa, commossa, liberatoria. I FACTORY dimostrano ancora una volta di saper entrare nel cuore dei grandi brani, per restituirli vivi, vibranti, personali.

Hey Jude -Live@Bistrot 2019  - Remastered 2015

Instant Karma (Live @ Bistrot di Sassari, Inverno 2019) – FACTORY

Nella cornice intima e vibrante del Bistrot , Music Pub dell'underground sassarese, i FACTORY si cimentano con uno dei brani più iconici di John Lennon, Instant Karma, offrendo una versione ricca di energia, intensità e spirito anni Sessanta, eseguita con la solita formazione d’eccellenza e un tocco speciale.
La voce di Fabrizio Cherubini è il cuore pulsante della performance: decisa, coinvolgente, piena di pathos e con quella lieve vena ruvida che ben si sposa con l’urgenza espressiva del brano. La sua interpretazione cattura perfettamente lo spirito di Lennon: tra provocazione e speranza.
Giorgio Sale, alla chitarra, cesella fraseggi taglienti e incisivi, senza mai sovraccaricare, lasciando che siano i silenzi e le dinamiche a dare profondità. Chris Pain al basso e Luca Monaco alla batteria sono la colla ritmica che tiene tutto insieme, con un groove serrato ma mai eccessivo, perfettamente bilanciato.
Strategico ed essenziale , è l’intervento di Silvio Vinci al pianoforte: il suo tocco deciso e percussivo dona al brano una forza propulsiva straordinaria. Ogni accordo è un pugno sul tavolo, ogni passaggio un salto d’energia, costruendo un climax trascinante che culmina in un finale travolgente.
Un’interpretazione sentita e potente, figlia del miglior spirito live. I FACTORY dimostrano ancora una volta come i grandi classici, se suonati col cuore e con rispetto, possano rinascere e parlare con voce nuova.

ISTANT KARMA  Live @Bistrot -2019 Remastered 2025

 Cold Turkey (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY

Un’esplosione cruda di suono e disperazione rock. Così si può riassumere l’impatto della versione live di Cold Turkey suonata dai FACTORY nell’inverno 2019 al Bistrot. Il brano di Lennon, ruvido e allucinato, trova nella band una nuova forma di espressione: più viscerale, più psichedelica, più incendiaria.
Fabrizio Cherubini si cala con intensità drammatica nella parte, dando voce alla sofferenza e al tormento con un’interpretazione vocale intensa, spezzata, a tratti urlata, sempre coinvolgente. La sua voce diventa un grido liberatorio, un inno alla lotta interiore.
Giorgio Sale, alla chitarra, lavora con distorsioni e note bruciate, evocando fantasmi alla Neil Young ma con il morso di un garage blues rabbioso. Silvio Vinci, qui ancora protagonista, costruisce sull'organo Hammond, un tappeto armonico ossessivo, quasi ipnotico, mentre Chris Pain e Luca Monaco tengono la struttura ritmica tesa come una corda pronta a spezzarsi: precisa, inesorabile, tagliente.

Il risultato è un’esecuzione sporca, tesa, potentemente sincera. I FACTORY trasformano Cold Turkey in una seduta catartica collettiva, in cui la musica diventa il veicolo di un’urgenza emotiva autentica. Una delle prove più dure, e forse più sincere, del loro repertorio live.

COLD TURKEY #2-  Live @Bistrot -2019-Remaster 2025

 HEY JUDE (live @ QUOD Design, Sassari, 23 marzo 2025) – FACTORY (Mark III)

Una registrazione di fortuna, ma un momento da incorniciare: la cover di Hey Jude suonata dai FACTORY al QUOD Design di Sassari il 23 marzo 2025 è una testimonianza viva del potere evocativo della musica anche nei contesti più intimi e tecnicamente sfidanti.

Il locale, piccolo e dal riverbero marcato, ha impresso alla performance un carattere tutto suo: ogni nota si è riflessa sulle pareti, moltiplicandosi in una cassa di risonanza naturale che ha reso l’ascolto avvolgente, seppur meno definito. Ma proprio queste condizioni hanno amplificato l’energia e la partecipazione del pubblico, caldissimo ed entusiasta, che ha accompagnato il crescendo finale con cori spontanei e applausi ritmati.

Antonio Miscali ha interpretato la parte vocale con grande trasporto, alternando dolcezza e intensità, dosando il pathos con naturalezza. Sergio Virdis ha donato alla chitarra un tono discreto ma incisivo, lasciando spazio al tappeto armonico costruito da Silvio Vinci, vero cuore pulsante della versione. Al Nord Stage ha saputo evocare il classico pianoforte lennoniano, mentre con un piccolo Yamaha collegato a un Fender Bassman ha aggiunto un colore Hammond caldo e dinamico, che si è fuso perfettamente nel climax finale.
Chris Pain, al basso, ha tenuto tutto insieme con il suo consueto tocco rotondo e preciso, mentre Luca Monaco, costretto all’uso di una batteria elettronica, ha saputo gestire dinamiche e timbriche con intelligenza, restituendo groove e presenza anche senza l’impatto fisico dell’acustica.
Una Hey Jude sentita, intensa, partecipata. Non un’esecuzione da studio, ma una performance che ha saputo coinvolgere e trascinare, trasformando le limitazioni tecniche in un punto di forza espressiva. Un piccolo grande momento nella storia live dei FACTORY (Mark III).

Hey Jude -live@Quod Sassari 22-3-25

 “I’M TORE DOWN (Live Banari 27-luglio 2007)” – Railroad Blues Band

C’è tutta l’anima della provincia sassarese più ruvida e autentica in questa registrazione live della Railroad Blues Band, pietra miliare dell’underground locale tra il 2006 e il 2012. “I’m Tore Down”, immortalata il 27 luglio 2007 in un piccolo concerto a Banari, nel cuore del Meilogu, è un frammento sonoro sporco, diretto e carico di pathos, reso ancora più prezioso dalla sua cattura artigianale e verace con un semplice registratore portatile Zoom.
La voce potente e calda di Giovanni “Gonzo” Puggioni, accompagnata dalla sua armonica affilata come una lametta, incarna la sofferenza e la rabbia del blues elettrico più viscerale. A sostenerlo, l’organo Hammond e il piano di Silvio Vinci – che poi fonderà i FACTORY – aggiungono profondità e tensione emotiva, in perfetto equilibrio tra Chicago e il Sud degli USA.
Alla chitarra, Sebastiano Deriu si distingue per uno stile nervoso ed elettrico, tra stacchi graffianti e fraseggi pungenti che ricordano i migliori bluesmen moderni. Il basso groovoso e puntuale di Gavino Foddanu tiene tutto insieme, con un fraseggio rotondo, preciso e mai invadente, mentre Cesare “Fiorello” Meloni alla batteria si muove con disinvoltura nei tempi shuffle, colpendo giusto dove serve, con gusto e mestiere.
Nonostante la qualità della registrazione sia grezza, l’energia che trasuda da questo live di strada è travolgente. È blues sporco di terra, sudore e birra, quello vero. Un documento che non celebra solo una band, ma un’epoca irripetibile della scena musicale sassarese. Una testimonianza preziosa di quando il blues suonava nei vicoli, tra gli amici e le luci gialle dei lampioni, e il cuore pulsava forte, a ogni nota.

I'm Tore Down (Live Banari 27-7-2007)-Remastered 2025

“Done Somebody Wrong” – Railroad Blues Band (Live, 2007–2012)

Done Somebody Wrong, nella versione proposta dalla Railroad Blues Band, è un pugno di blues sporco e sanguigno, suonato col cuore e con i calli sulle dita, come si faceva una volta nei club fumosi e nei bar dimenticati della provincia.
Questa interpretazione – probabilmente risalente al periodo tra il 2007 e il 2012, cuore pulsante dell’attività della band thiesina /sassarese – conserva l’impronta grezza e diretta che era il marchio di fabbrica dei Railroad. La voce di Giovanni “Gonzo” Puggioni, intensa e viscerale, carica di soul e frustrazione, guida il brano con grande autorità, accompagnata da una armonica tagliente che si insinua tra le battute come una lama.
Sebastiano Deriu alla chitarra elettrica dà il meglio di sé: fraseggi taglienti, attacchi nervosi e delay sporchi che ricordano Duane Allman ma con un’impronta personale, più aggressiva e istintiva. Il suo stile “scomposto” è perfetto per un brano che parla di tradimenti e di dolore.
Alla ritmica, il basso groove solido e pulsante di Gavino Foddanu e la batteria shuffleata e incalzante di Cesare “Fiorello” Meloni creano un tessuto robusto su cui si muovono le improvvisazioni, sempre con grande equilibrio tra tensione e rilascio.
Silvio Vinci, all’Hammond e al piano, dà profondità e anima, riempiendo gli spazi con accordi sporchi, glissati gospel e stacchi secchi, in perfetta sintonia con il mood del pezzo.
Questa versione di Done Somebody Wrong è un documento di autenticità blues, senza filtri né abbellimenti. È il suono di una band che suonava nei paesi, tra amplificatori surriscaldati e birre sgasate, ma che sapeva trasformare ogni palco in un angolo di Chicago o del Mississippi. Blues crudo. Eterno. Vero.

Done Somebody Wrong (Railroad Blues Band)

“Mother’s Daughter (Studio Session 22 Maj 2024)” – FACTORY Mark III
Registrata il 22 maggio 2024 durante una sessione in studio, Mother’s Daughter è una delle prove più intense e istintive dei FACTORY Mark III. La formazione — Antonio Miscali alla voce solista e chitarra acustica, Sergio Virdis alla chitarra elettrica, Chris Pain al basso, Luca Monaco alla batteria e Silvio Vinci all’organo Hammond — dà vita a un brano che unisce spiritualità e forza, in un crescendo che richiama la lezione di Santana, ma con una personalità tutta propria.
Il pezzo si apre con una linea ipnotica dell’Hammond, che fluttua sopra un tappeto ritmico caldo e sincopato. La voce di Antonio, dolente e viscerale, canta con urgenza e rispetto, come se stesse evocando qualcosa di antico. Il testo, suggestivo, viene servito da un accompagnamento chitarristico che ondeggia tra il blues e il latin rock, mentre il basso di Chris è saldo, rotondo, mai invadente.
L’assolo di Sergio è secco, essenziale, ma ricco di espressione — più vicino al fraseggio soul che alla pura tecnica — e dialoga con l’organo di Silvio, che costruisce un paesaggio sonoro profondo, quasi mistico. La batteria di Luca, mai banale, tiene tutto insieme con groove e dinamica, soprattutto nella coda finale dove la band sembra lasciarsi andare a una jam collettiva.
Mother’s Daughter è un’esplorazione sonora e spirituale, una traccia che mostra quanto i FACTORY Mark III siano maturi nella loro capacità di evocare atmosfere, pur restando radicati nel linguaggio del rock. Un brano che meriterebbe di uscire su vinile, magari proprio con quella copertina psichedelica che sa di rito e terra.

Mother's Daughter (studio session 22-5-24)

estratto dalla virtuale colonna sonora del film mai pubblicato , Porca Zozza

The Photographer Lady (Porca Zozza Soundtrack )

dalla colonna sonora del film Porca Zozza

Sulla veranda (Porca Zozza Soundtrack)

Porca Zozza #2 (feat. Luigi Cattani)

Delta Lady – FACTORY Mark III

Registrata durante una sessione informale in sala prove, la versione di Delta Lady proposta dalla FACTORY Mark III è una rivisitazione potente e viscerale del celebre brano reso immortale da Joe Cocker.
Se l’originale brillava per il suo impasto soul e l’arrangiamento gospel-oriented firmato Leon Russell, qui si cambia marcia: la FACTORY spinge sull’acceleratore e trasforma il pezzo in un travolgente brano rock-blues con venature garage e tratti psichedelici, in perfetto stile “Mark III”.
L’Hammond, crudo e graffiante, apre il brano con un riff ipnotico; la chitarra lo segue con riff taglienti e un tocco quasi southern. La sezione ritmica incalza con groove deciso, spingendo il tempo verso territori ben più ruvidi rispetto alla versione soul degli anni ’70. La voce, roca e diretta, abbandona le inflessioni soul per un’interpretazione più raw, quasi da pub-rock inglese, senza perdere di intensità.

Il risultato è una Delta Lady più istintiva, meno romantica, ma dannatamente energica. Una cover che non omaggia soltanto, ma reinterpreta con personalità, confermando la vocazione live e sperimentale della FACTORY nella sua nuova fase.
Perfetta per chi ama le reinterpretazioni che osano, questa versione suona come se fosse stata partorita in uno scantinato fumoso di Londra nel ’71.
E non è affatto un difetto.

Delta Lady  (Studio Session 19-9-24)- Alternate take

“Party Monster” – FACTORY, The MODern Blues Project (Mark II)
Studio Session, novembre 2022

“Party Monster” è un’autentica scarica elettrica garage rock, registrata durante una sessione live in sala prove dai FACTORY – Mark II. Il brano, firmato da Silvio Vinci, è un inno sfrenato e viscerale che fonde l’irriverenza del garage punk di fine anni ’60 con l’attitudine ruvida del revival garage anni ’80-’90. Un vero e proprio hit single mancato, vibrante, sporco e magnetico.

Alla voce solista troviamo un Giuliano Dettori in pieno stato di grazia: la sua performance è aggressiva, teatrale, marcatamente mod oriented, capace di evocare immagini urbane, visioni psichedeliche e pulsioni underground, grazie a testi graffianti e visionari di sua stessa penna.
Davide Spanu alla chitarra elettrica spara fuzz e distorsione senza compromessi, creando un muro sonoro abrasivo, perfettamente sostenuto dal basso muscolare e pulsante di Chris Pain. Luca Monaco alla batteria incalza con ritmi incalzanti e diretti, mentre Silvio Vinci all’organo conferisce al pezzo una vibrazione lisergica e rétro, reminiscente dei combo garage dei sixties.

“Party Monster” è una miscela esplosiva di attitudine punk, estetica vintage e groove psichedelico. Una dimostrazione di forza, coerenza stilistica e spirito autentico. FACTORY si conferma qui non solo come nostalgici del passato, ma come portatori sani di rock’n’roll mutante e senza tempo.

Party Monster (studio session -nov.2022)

Strategia della fuga (da Porca Zozza Soundtrack )

tastierista 
1988-92- HIGHWAY 69
1993-96- MEDICINE MEN
1995-96- AMANITA 
1999-2000- MONEDA
2001-2002- KOSMEN
2006-2012- RAILROAD BLUES BAND
2012- COSMICK CHARLIE
dal 2013- FACTORY

COLD TURKEY #2- Live @Bistrot -2019-Remaster 2025

Silvio Vinci

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