“Lee Cooper’s Six Wives” è un viaggio ipnotico nel cuore pulsante del funky blues sudista degli anni ’70, un brano che sembra sbucare direttamente da una jam session notturna tra le paludi del Mississippi. Luigi Cattani imbraccia la chitarra con lo spirito e la sensibilità di un giovane Clapton: fraseggi blues asciutti, suono caldo e vibrante, assoli che si muovono sinuosi su un tappeto ritmico avvolgente.
Silvio Vinci firma l’anima sonora del pezzo: Rhodes piano in sottofondo , Hammond graffiante e basso elettrico carico di groove si intrecciano in un incastro perfetto, costruendo un’atmosfera densa, viscerale, visibilmente vintage ma mai manierista. Il brano scorre come un lento rituale tribale, fatto di dinamiche dilatate, sudore, soul e quell’inconfondibile polvere del Sud che sa di barbecue, sigarette e storie mai raccontate.
“Lee Cooper’s Six Wives” è un omaggio, nato da un improvvisazione in sala da pranzo, sincero e ispirato alla tradizione nera americana, ma filtrato da una sensibilità europea raffinata e libera, capace di reinventare il passato con rispetto e originalità. Una traccia da ascoltare a occhi chiusi, preferibilmente su vinile, con il volume alto e la mente aperta.

Lee cooper's Six Wives #3 (brass remix)

 “Like a Rolling Stone – Live @ Bistrot 2019” – FACTORY

Registrata durante la stessa magica serata al Bistrot di Sassari nell’inverno del 2019, la versione di Like a Rolling Stone proposta dai Factory è un viaggio elettrico e viscerale nell’anima di Dylan, filtrato attraverso la lente psichedelica e soul della band.

Giorgio Sale alla chitarra rielabora i riff storici con un approccio ruvido ma lirico, tra assoli taglienti e aperture improvvisate che sfociano nel garage-blues. Il suo dialogo musicale con l’Hammond di Silvio Vinci – denso, pastoso, e a tratti lisergico – costruisce un paesaggio sonoro che sembra sospeso tra il Greenwich Village e le notti acide del Fillmore.
La ritmica di Chris Pain e Luca Monaco è serrata ma flessibile, con il basso che incalza come un mantra e la batteria che alterna groove corposi a esplosioni controllate. Fabrizio Cherubini, alla voce, abbandona ogni intento imitativo e canta con trasporto personale, disilluso ma fiero, trasformando le parole di Dylan in una confessione collettiva, scandita a tratti quasi come un sermone visionario.
Il risultato è una reinterpretazione intensa, stratificata e libera, che rende giustizia all’originale senza mai perderne il senso di ribellione e spaesamento. Un altro frammento incandescente di quella notte memorabile al Bistrot.

Like a Rolling Stone @Bistrot -2019-Remaster 2025

“Getting in Tune – Live @ Bistrot 2019” – FACTORY

Tra le gemme più rare della serata al Bistrot di Sassari, Getting in Tune – brano tratto dal repertorio più intimista degli Who – rappresenta uno dei momenti più intensi e vulnerabili del live dei Factory. Una versione sentita, tesa, costruita tutta sull’equilibrio precario tra controllo e abbandono.

Fabrizio Cherubini, alla voce, si confronta con una linea melodica impegnativa e sfidante. Ogni parola, ogni nota sembra un passo in salita, uno sforzo sincero per tenere insieme emozione e tecnica. E proprio questa lotta rende la performance così autentica: la voce non è perfetta, è vera. È un uomo che cerca di accordarsi con sé stesso e con il mondo, esattamente come recita il titolo.
Giorgio Sale, alla chitarra, abbandona ogni orpello per concentrarsi su pochi interventi mirati ma incisivi, dando un’anima blues-rock alla base armonica, quasi a sorreggere con discrezione ma fermezza l’intero brano.
Silvio Vinci, per questa esecuzione, mette da parte l’Hammond e si dedica esclusivamente al pianoforte acustico, regalando un accompagnamento sobrio, delicato ma essenziale, come recita l'andamento dell'originale. I suoi accordi sembrano piccoli respiri tra una strofa e l’altra, dando aria alla voce e spessore al silenzio, fino all'esplosione della cavalcata finale dove picchia sui tasti del piano per strappare il brano alla modalità ballad e donarla all'inferno rock'n roll Mod. 
La sezione ritmica, composta come sempre da Chris Pain al basso e Luca Monaco alla batteria, accompagna con tatto, lasciando che la canzone si sviluppi in modo naturale, senza mai forzarne i tempi.
Una versione che non cerca di stupire, ma di entrare in sintonia. E ci riesce.

Getting In Tune -Live@Bistrot -2019- REMASTER 2025

“The Night They Drove Old Dixie Down – Live @ Bistrot 2019” – FACTORY

In una delle serate più evocative del Bistrot sassarese, i Factory hanno reso omaggio a uno dei brani più intensi e simbolici del repertorio americano: The Night They Drove Old Dixie Down, dei The Band. La loro interpretazione non è una semplice cover, ma una rilettura viscerale, densa di pathos e memoria, che si muove tra spiritualità collettiva e malinconia storica.
Fabrizio Cherubini, alla voce, scava nella parte narrativa del brano, con un’intonazione sospesa tra racconto e preghiera. Le sue inflessioni ruvide ma sincere danno nuova vita alla figura di Virgil Caine, rendendola universale e contemporanea.
Giorgio Sale, alla chitarra, guida l’impianto armonico con tocco essenziale ma vibrante, accentuando i momenti emotivi con delicate pennellate elettriche. Niente virtuosismi, solo anima e servizio alla canzone.
Silvio Vinci, questa volta al solo pianoforte, costruisce un’architettura sonora solida e commovente, intrecciando accordi larghi e arpeggi trasparenti in perfetto stile Richard Manuel . La sua esecuzione è il cuore ritmico e lirico dell’intero brano.
Chris Pain al basso e Luca Monaco alla batteria completano la tessitura con una sezione ritmica che pulsa con discrezione, lasciando spazio ma dando profondità alla dinamica della performance.
Il risultato è una versione toccante, sobria e potente, che rispetta la sacralità dell’originale e la fa risuonare in uno spazio intimo e caldo, come solo il Bistrot sa offrire. Un omaggio sincero, suonato con il cuore e ascoltato in religioso silenzio.

THE NIGHT THEY DROVE OLD DIXIE DOWN Live @Bistrot -2019-remaster

“Almost Cut My Hair – Live @ Bistrot 2019” – FACTORY

In questa infuocata versione live al Bistrot del 2019, i Factory trasformano Almost Cut My Hair -dei CSN&Y_ in una cavalcata psichedelica tesa e liberatoria, dove l’introspezione si fonde con l’urgenza elettrica del palco.
La chitarra di Giorgio Sale (special guest) è protagonista assoluta: riff ruvidi e struggenti si alternano a lunghi fraseggi dilatati, che sembrano spingersi oltre il tempo, evocando lo spirito di Jerry Garcia e del miglior Neil Young. Sale costruisce un crescendo emotivo fatto di riverberi e feedback controllati, portando il brano verso territori quasi visionari.
Ma il momento di massima sospensione arriva con l’acidissimo solo di organo Hammond -firmato Silvio Vinci: un’esplosione lisergica di suoni vorticosi, graffianti e liquidi, che trascina la band e il pubblico in una spirale sonora intensa, liscia come seta e tagliente come vetro.
La sezione ritmica, con Chris Pain e Luca Monaco, tiene saldo il battito ipnotico del brano, mentre Fabrizio Cherubini, alla voce, canta con grinta e disincanto, dando voce a quel bisogno disperato di libertà che attraversa ogni verso del testo.

Una performance potente, viscerale, con l’anima ribelle dei ’70 e la consapevolezza matura di chi sa cosa vuole dire suonare davvero insieme. Psichedelia, libertà e sudore: un’autentica dichiarazione d’intenti.

Almost Cut My Hair -Live@bistrot 2019 - remastered 2025

 “Cinnamon Girl” (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY play Neil Young

Una versione infuocata e viscerale, quella dei Factory, che in un piovoso fine settimana dell’inverno sassarese del 2019, hanno incendiato il palco del Bar Bistrot con la loro Cinnamon Girl. Special Guest della serata, il virtuoso, Giorgio Sale che guida la carica con scudisciate di chitarra acida e rovente, taglienti come rasoi ma cariche di pathos, nel pieno spirito del rock americano più selvaggio e viscerale.
Dietro di lui, Silvio Vinci tesse un tappeto sonoro avvolgente con il suo Hammond, aggiungendo quel tono caldo, quasi gospel, che impreziosisce ogni cambio di dinamica. Il resto della band, tra cui Fabrizio Cherubini con la sua voce, compatta e affamata, macina rock’n’roll senza sosta, poi Chris Pain e Luca Monaco, sezione ritmica serrata, groove pulsante, e un tiro che non lascia scampo.
Una performance che riesce a omaggiare l’originale di Neil Young, pur filtrandola con lo spirito ruvido e garage dei Factory. Psichedelia, elettricità e sudore: Cinnamon Girl diventa qui un’ode alla libertà sonora.

CINNAMON GIRL - Live @Bistrot -2019-remastered 2025

 “Hope Your Feeling Better” (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY

Una versione esplosiva e viscerale, intrisa del miglior spirito di Santana ma reinterpretata con l’anima ruvida e pulsante dei Factory. La band, in questa performance del 2019 al Bistrot di Sassari, dà vita a una cavalcata sonora che fonde rock psichedelico, soul e latin groove, con una libertà d’improvvisazione degna del Fillmore West.

Giorgio Sale (special guest)  impugna la chitarra come fosse un’arma spirituale, lanciando fendenti acidi e fluidi in perfetto stile Carlos Santana, ma con un’impronta personale più grezza e bluesy. Alle tastiere, Silvio Vinci crea un paesaggio sonoro cangiante, tra organo Hammond liquido e fraseggi soul, portando il pezzo in territori che odorano di Haight-Ashbury e jam notturne californiane. Fabrizio Cherubini, storico lead vocalist della Factory mark I, interpreta con il suo stile la non facile presa del pezzo.
La sezione ritmica è granitica: basso (Chris Pain)  e batteria (luca Monaco) si rincorrono in un groove ipnotico, mai statico, sempre incalzante. Il canto, potente e viscerale, completa un’esecuzione che non è semplice tributo, ma un atto d’amore psichedelico e sincero verso un’epoca in cui la musica era libertà, fuoco e visione.
Un altro tassello essenziale nel mosaico live dei Factory.

HOPE YOUR FEELING BETTER - Live @Bistrot -remastered 2025

The Seeker (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY

In questa potente versione live di The Seeker, registrata al Bistrot nel 2019, i FACTORY confermano la loro capacità di reinterpretare i classici con energia, rispetto e una personalità ben definita. Il brano, già di per sé una dichiarazione di intenti esistenziale, diventa nelle mani del gruppo una corsa febbrile tra rock inglese e dinamiche soul-blues, arricchita da una tensione palpabile che attraversa tutta l’esecuzione.
Giorgio Sale disegna riff taglienti e assoli incandescenti, restituendo alla chitarra quell’aura ribelle e inquieta tipica del rock britannico primigenio. Silvio Vinci, tra Hammond e piano, crea un tappeto sonoro ricco e profondo: ora spinge con accordi sporchi e graffianti, ora cesella con tocchi eleganti che sfumano nel gospel psichedelico. Il basso pulsante di Chris Pain tiene tutto insieme con autorità, mentre la batteria di Luca Monaco incalza senza tregua, precisa e animalesca. Al centro, la voce di Fabrizio Cherubini è ruvida, evocativa, sincera: più che cantare, lancia un appello al mondo, in perfetta sintonia con lo spirito del brano.
Il risultato è una versione viscerale e vibrante, che cattura l’essenza live della band e lascia il pubblico con l’impressione di aver assistito a qualcosa di autentico e necessario. Una ricerca musicale e interiore, com’è giusto che sia per The Seeker.

THE SEEKER-Live @Bistrot -2019- remastered 2025

Sunny Afternoon (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY

Nel live al Bistrot del 2019, i FACTORY reinterpretano Sunny Afternoon dei Kinks con un’eleganza disinvolta e venata di malinconia, rimanendo fedeli allo spirito dell’originale ma donandogli una nuova anima, più ruvida e sanguigna. L’introduzione è subito evocativa: il clavinet e l’organo Hammond di Silvio Vinci ricamano atmosfere rétro che ricordano una domenica pigra d’estate, mentre il pianoforte sottolinea con ironia le disillusioni del protagonista.
La voce di Fabrizio Cherubini è rilassata ma intensa, perfettamente in bilico tra sarcasmo e amarezza. Giorgio Sale accompagna con una chitarra cristallina e sapientemente contenuta, mai invasiva ma sempre espressiva. Il basso di Chris Pain tiene il pezzo sospeso su un groove pigro e fluttuante, mentre Luca Monaco, alla batteria, scandisce il tempo con leggerezza ma precisione millimetrica. Elegante la chitarra dello special guest della serata, Giorgio Sale. 
I FACTORY riescono in un’impresa tutt’altro che scontata: omaggiare un capolavoro della swinging London senza scimmiottarlo, portandolo invece nel loro mondo sonoro, fatto di rock d’autore, nostalgia analogica e profonda consapevolezza musicale. Una Sunny Afternoon che sa di vintage e verità.

SUNNY AFTERNOON-Live @Bistrot -2019 - remaster 2025

Stormy Monday (Live al Bistrot di Sassari, Inverno 2019) – FACTORY

Tra le serate memorabili della FACTORY Mark I, quella dell’inverno 2019 al Bistrot di Sassari brilla di luce propria grazie a una versione maestosa di Stormy Monday, classico intramontabile del blues. La band lo affronta con rispetto e passione, ma anche con la consapevolezza di potergli dare nuova linfa. E ci riesce eccome.
Giorgio Sale è in stato di grazia: suona come se fosse in due, evocando con maestria sia la liricità di Duane Allman che l’agilità melodica di Dickey Betts. Il suo fraseggio è limpido, tagliente, espressivo. Preciso fino all’ossessione, ma mai freddo: è blues autentico, vissuto, sudato. Accanto a lui, Silvio Vinci tesse una trama sontuosa con il suo organo Hammond, che riempie ogni pausa, accompagna ogni respiro, costruisce l’ossatura emotiva del pezzo.
Fabrizio Cherubini si misura con un blues impegnativo, sia vocalmente che emotivamente. E lo fa con grande intensità: la sua voce è sofferta, scavata, piena di sfumature, capace di restituire tutta la malinconia e la dignità contenuta nel brano. E poi c’è la sezione ritmica: Chris Pain e Luca Monaco sono impeccabili nel gestire i tempi e le dinamiche, accompagnano con un groove sicuro nella prima parte per poi sorprendere tutti con un passaggio a tempo jazz, un intermezzo di altissimo livello tecnico e musicale che eleva il pezzo a una dimensione superiore.

Una delle migliori performance della FACTORY Mark I, senza dubbio. Una lezione di stile, emozione e padronanza musicale.

STORMY MONDAY-Live @Bistrot -2019-remaster 2025

Hey Jude (Live @ Bistrot 2019) – FACTORY

Quando i FACTORY affrontano Hey Jude dal vivo al Bistrot nel 2019, lo fanno con un trasporto genuino e una passione palpabile. Sin dalle prime note, si avverte l’intento non solo di omaggiare un classico, ma di viverlo fino in fondo, di reinterpretarlo lasciando spazio all’emozione e all’intensità.
La voce di Fabrizio Cherubini guida il brano con sensibilità, lasciando che ogni parola si carichi di significato. La band segue in perfetto equilibrio: Giorgio Sale accompagna con discrezione e gusto, mentre la sezione ritmica – Chris Pain al basso e Luca Monaco alla batteria – tiene un tempo fluido e rotondo, pronto a esplodere nel climax finale.
Ed è proprio lì che il brano si trasforma. Il lungo finale diventa incandescente, una vera e propria jam psichedelica che cresce, si espande, coinvolge. Il protagonista assoluto è l’Hammond di Silvio Vinci: il suo solo, incisivo e profondo, squarcia l’aria con potenza e lirismo, portando l’intera esecuzione su un altro piano.
Una performance intensa, commossa, liberatoria. I FACTORY dimostrano ancora una volta di saper entrare nel cuore dei grandi brani, per restituirli vivi, vibranti, personali.

Hey Jude -Live@Bistrot 2019  - Remastered 2015

tastierista 
1988-92- HIGHWAY 69
1993-96- MEDICINE MEN
1995-96- AMANITA 
1999-2000- MONEDA
2001-2002- KOSMEN
2006-2012- RAILROAD BLUES BAND
2012- COSMICK CHARLIE
dal 2013- FACTORY

Lee cooper's Six Wives #3 (brass remix)

Silvio Vinci

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