My kinship to the forest

賑やかなneo-blues 112-5445

Degradazione dell'artista. Infatti, egli, come nel grande ideale eroico omerico, egli dettava, seguito dalle leggi della necessità, una universalità di costumi ed esistere, certo influenzata dal reale, ma ad ogni modo mediata da egli stesso e così anche dal suo aristocraticismo. È pur sempre sbagliato riconoscere questo ruolo culturale nella società classica greca, che poi ha la scienza dei filosofi, ancora dopo ha scontri violenti come, come mi piace a me chiamarla, la "usura". Nell'ellenismo il ruolo è un vago esistere individualista, celebrativo, molte volte da pitocco dilettatore e da simpatico figlio di una società piena di orfani come l'ellenismo. Si può dire che poi l'artista sia nel medioevo espressione assoluta della persuasione della fede nei poemi cavallereschi, il "Santo a cavallo" per renderlo bene, unito ad una figura controsociale come quella del goliarda e del trovatore. Questi momenti dell'artista, discontigui, lacerati, ripresi, poi riformati, hanno l'unica evidenza che, quantomeno, l'arte del dire e dell'essere era un'arte intoccabile se protetta o stipendiata, come gli ordini contemplativi ("sacer", insomma, finalmente). Per quanto se ne potesse discutere, l'artista era sempre e comunque espressione oltresociale della società, un uomo considerato poi sacro, al servizio tramite una corte della sua pura e semplice arte o figura mitica di un vivere aristocratico, come i lirici greci. Da Alfieri e ancora più forte si fa in Baudelaire e nell'apogeo della bourgeoise française, ma poi esplicato dal nostro Des Esseintes, l'artista è dipendente. L'uomo che, insomma, dovrebbe esprimere meglio e con occhi lucidi la realtà, è deludentemente assorbito. Il desiderio della morte in D'Annunzio e il celibato di Pascoli represso a ruoli di sostenamento sociale, sono grandi gocce di pianto verso il mondo, non più protetto da Augusto, ma ridotto di nuovo all'età del ferro, dove pure il sacro è inglobato in questa macchina trita-tutto. Posso aver fatto una apparente idealizzazione dell'uomo poetico, ma certo è che l'uomo poetico è sommamente schiacciato dalla nostra vita costretto a vivere secondo le necessità dell'altro (Gattungswesen).

STEPNY (NON) EVADE RIZZO BESTEMMIA

Le anime buone di ogni tempo sono coloro che seppelliscono nel profondo gli antichi pensieri, i contadini dello spirito.

FIGHT!!

SCHOPEN

In aeroporto sono le 5:12 e il tempo mi ha stancato. Stancato, le cifre 5, 1 e 2 mi hanno stancato. Quando il tempo inizierà a scorrere attraverso cifre diverse, altre cifre, forse, allora, non sarò più stanco. Zero, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove... e ancora: zero, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove; zero... uno... due... tre... quattro cinque sei sette otto nove. 0123456789. Sì, si possono invertire (9876543210), le puoi riordinare a tuo arbitrio (8426907315... oppure perché non 4316908275?), ma rimangono sempre le tristi, famigerate 0123456789 o come le chiamo io le “zerundue”. E sono immutabili, immutabili vi dico. E voi obietterete: “Ma puoi formarci tanti numeri!”. Ma io non vi risponderò nemmeno, perché mi hanno stancato, e sono così stanco che dalla mia bocca nemmeno escono i suoni. Ebbene sì sono le 5:12 e qui in aeroporto si respira un’aria di liberazione assoluta. Ammetto, lo devo ammettere, è anche grazie all’orario, grazie a queste 5:12, se riesco a respirarla: certi orari ti liberano da certe prigioni. Ma parte integrante del mio benessere lo è anche questo pavimento lucido sul quale non si riflette nulla se non la fiacca luce bianca bianca artificiale. Sono venuto qui in aeroporto per tutta una serie di banalità: cambiare tutto, rinascere daccapo perché sono stanco, stanco di parlare di me, stanco anche di parlare.

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