Dal principio non fu mai altro che caos, caso:
astrazione in luogo recondito,
avvolto in liquido amniotico.
Repulsione.
Ovviamente ovviando a questione
con estemporaneo aforisma apocrifo.
Al crepuscolo, deduco, crapula d'illusione:
un Ganesh eunuco s'appropinqua
contorcendo tentacolare ramificazione
di sé.
Cognizione, mogio risveglio, nuovo assopimento.
Malato in talamo alato:
amorfe forme in leggiadra danza
che svaniscono dietro un'incrinatura;
io contemplo, libidinoso, la stanza
assurgendola a meretrice imperitura.
Nel lancinante vuoto dove nottetempo
risiedeva evanescente letto 
ora insorge, già degente,
un volto degenere di vacuità, prostrazione e tedio,
poi silenzio.

Nel limbo, fiori di loto celati da sogno attendono

Mix a cura di lambda beat
Strumentale: Cujo - The Sighting

Dal principio: camera eremo,
camera baratro, camera feretro;
immerso in perpetua afasia deliquio.
Pareti angoscia, pareti angustia,
pareti asfissia; disperso in Galleria di stampe.
Pausa, delirio,
piano sequenza: sequela di embrioni in posizione uroborica,
degenerazione iperbolica.
Pingue Brunelda piange, divelta testa di mantide;
mani che, meccaniche, serrano palpebre.
Insensata, sordida, subdola
siede cupa ed intima con alterigia;
si staglia nel buio,
scandaglia il buio
con torbida cupidigia.
Tra le pareti di Piskarëv
la prospettiva tramuta in postribolo.
Morte. Rinvii a chiose in diario.
Oblio di me in limbo onirico.

Giaccio sul mio giaciglio, 
fuori la giacigoria già li ingoia
ed io, inerte, infausto, 
dal ciglio arcigno,
collerica contemplazione d'avvizzito giglio,
esacerbato, esausto.
Figlio di circostanze contingenti, aberranti,
bramo caduco appiglio in stanze vuote
le quali, vacuo consiglio di ripristino al moto,
son indefessa disgregazione di velleità foglie morte.
Mi avvalgo della contumacia al mio processo
solo perché un'aporia ai miei occhi
e pavento il giudizio scevro di discernimento
di un'autorità senza potestà che guida orbi.
Scelgo una via bieca, opaca, storno il giorno
mentre una dicotomia si dipana.
Morigeratezza o dissolutezza? probità od abiezione?
Proibizione, elusione.

Brunelda

Strumentale: Rabit - Pandemic
Masterizzato da Deva a "L'Anticamera delle Arti"

VORIMMAGINE

Dal principio: speculazione, elucubrazione,
poi dissertazione.
Primo individuo: stigmatizzazione al secondo,
segue il confronto;
il corollario è la disquisizione
il cui tono veemente è precipuo.
Secondo individuo: secrezione di bile,
segue una crisi parossistica;
il suo ascolto passivo
suggella l'imminente processo di redazione,
presto tramutante agognata nemesi in risma.
Ma, baluginio del genio,
astrusa arzigogolazione del primo
in vacuo flusso di lemmi sconclusionato;
segue l'ascrizione di colpe,
collimazione di colpe,
che sortisce l'auto-imputazione.
Reminiscenze
o analisi di una diatriba inesistente
inanemente raffigurante
il niente
meramente reiterato per enfasi,
enfasi suadente.

Memorie dal sottosuolo

La mia fobia è che viva per rediger testi
e che dissimuli la mia misantropia per poi denigrarvi in questi;
ogni vostro incentivo non mi rinfranca
poiché rivanga cose di cui sono recidivo
Non soglio restar sulla soglia del neutrale,
ma al terzo alterco cerco un surrogato del reale
e reperisco nel surreale il rimedio:
perisco in ogni disco e lo definisco tedio;
acuisco acume, le strade paiono anecumene
ne traggo vantaggio poiché potrebbero anche esser le ultime
Esito ad ogni passo per l'esito d'ogni passo
e passo più tempo a pensarci che a pensare cosa stia cercando
così rimango nel limbo dell'indecisione,
come un bimbo che paventa gli specchi,
del passo cansato di chi viene dileggiato
od il passo cauto di chi non vuol destar sospetti

Vivo una perpetua analessi, narro di sogni infranti,
corpi affranti, in catalessi eludo giorni matti,
per questo il terrore di dimenticare m'incalza
ed implico fatti in testi cercando esempi calzanti
Racchiudo me stesso in un conato di pianto:
piccolo, ridicolo; non ho tatto
nonostante possa essere stretto in un palmo,
come il vuoto rimasto dopo ogni previo patto andato infranto
Trascrivo l'ineffabile e sarei abile
se m'esprimessi tramite flussi di coscienza in pagine,
ma non c'è margine di paragone tra inespressività
e facondità, come nequizia e sensibilità
La penna m'intima, intimorendomi,
di svelare ogni intima sfaccettatura del mio libro
e non posso esimermi dall'esprimermi
pur esponendomi al pubblico ludibrio

Zenit

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