29 settembre / 30 dicembre 1995

Quasi le undici di sera
in questa mia casa confusa
eppure serena
disordinata, in attesa
di chissà quale regola,
la mia famiglia
la famiglia Rebora.

Mia moglie agitata
per diventare qualcosa
dopo essere stata
addirittura famosa:
potrebbe vivere in pace,
sì potrebbe,
ma non ne è capace.

I figli sorprendenti
nella loro acerbità
sicuramente più intelligenti
e lucidi del papà,
ma è bello considerare
che ho ancora molto
molto da insegnare.

E io che suono la chitarra
francamente mi diverto
tiro fuori a poco a poco
quello che mi frulla dentro;
come gioco è interessante
ma interessa, ahimè, soltanto al cantante.


13 Quasi le undici di sera

Io sono qui seduto in un istante senza tempo dove i giorni del passato hanno perso il sopravvento e il futuro si profila con immagini di un film tutto a colori. Potessi io vivrei fino a novanta e rotti anni datemi libri e che la vista mi accompagni in mille viaggi della fantasia, ma il sesso resti cosciente della sua supremazia. come potrà stancarsi se ogni giorno è una sorpresa, se ogni donna è un miracolo e la mia donna è una tempesta che impegna ogni mio muscolo e mette a dura prova la mia testa. Ci sian cavalli intorno, bellezza pura ed energia, potenza naturale, oltraggio alla tecnologia ci sian cavalli intorno e gli odori di bosco e di campagna. Vino che non tradisca, vino per chi ne voglia bere, tempo per non far niente, tempo prezioso da sperperare chissà che un giorno anch’io non riesca ad ascoltare l’altra gente. Si sciolga il mio riserbo, si perda la mia discrezione, scopra lì sotto un grumo di molto umana imperfezione e un sentimento che sia di tenera e corporea simpatia. La vita è la mia amica, la mia costante tentazione, l’inganno, il disinganno, l’indovinello, la soluzione; ma il vero diventa falso e questa storia ricomincia all’infinito. Consiglierò ai miei figli di costruirsi le difese Per far fronte agli attacchi che poi gli porterà la vita, ma gli dirò che questa merita d’essere vissuta con fiducia. Che schiavitù sarebbe non poter mostrare mai quello che abbiamo dentro, quello che in fondo siamo noi, sarebbe vita da poco non azzardare mai a metterci in gioco. Io sono qui seduto in questo istante senza tempo in cui tutto è ancora possibile o può finire in un momento, spero nei novant’anni, ma in ogni caso di quel che viene io son contento. 


13 Quasi le undici di sera

francescorebora