⚡ Album Presentation — The Throne of Broken Frequencies
Mario & Collettivo Undersound

For this album we dove into the early versions of Suno, discovering how those first models relied on simple, repetitive chord patterns.
🎛️ We rebuilt those sonorities locally, then corrupted them with lyrics and visions of a world far darker than this one.

This morning’s depression unexpectedly opened a portal:
💾 the producer dropped a rare glitch‑gem, immediately embraced by DJ_Murphy, who gleefully distorted almost the entire sound library.
The result echoes the atmosphere of Wim Wenders’ Until the End of the World:
🌍 an aphonic planet suspended between a slow, bureaucratic, obsolete present and a future so free it can’t be imagined.

Philosophical ghosts wander through the tracks:
📜 Plato’s Critias, the Atlanteans, forgotten civilizations whispering through broken circuits.
Every song is wrapped in a mystical drone —
🕯️ religious, dark, Blade Runner‑like,
📡 inspired by Philip K. Dick and the static of dying radios.

The instruments come from a world of survivors fused with future tech:
🪗 jaw harps
🎸 fretless dobro
🥣 pan‑shaped guitar hybrids
🎷 mutant saxophones
🧬 bizarre synthesizers built on ancient binaural circuits

At first we wanted to sing in a futuristic language,
🗣️ but no one would have understood it —
so we chose English, the lingua franca of broken frequencies.

Neon serpents coil around the throne.
📡 SOS beacons pulse in the fog.
🪨 Cracked ground vibrates under the weight of forgotten signals.
This is not an album.
It’s a transmission.

Good luck listening —
💀 if you manage to. LOLK

Lines in the Sand”

En:
DANZDAS: HANDLE WITH CARE, BIOGRAPHY (NOT?) AUTHORIZED
Speaking of DanzDas is always complicated, as is the lid off Pandora's Box: do not know what will come out but you just know that you're risking big.
DANZDAS, FROM THE BEGINNING TO THE PRESENT: the DanzDas born in early 2001 by a 'idea of Mirko Bolzoni, multi-instrumentalist musician, writer, actor and painter.
The idea is both simple and ingenious: create something that goes beyond the usual patterns artistic-academic but confine itself all kinds of forms of expression: music, literature, painting, sculpture, acting, so many things in one thing: madness!
Madness indeed, I would say that this is the "leitmotif" of the group, the common thread that has always characterized the danzdas, tormented over the years by a line-up highly unstable (defections, resignations, sometimes heartbreaking goodbyes sometimes liberators, sometimes even real defenestramenti!) and by long periods of inactivity interspersed with other overwork.
As said the true deus ex machina of all this, as well as single component always present (and God forbid!) The activities of the group is Mirko, parmesan adoption but true citizen of the world (has relatives scattered around Europe and has stayed for long periods in various cities in and outside Europe).

DANZDAS: MANEGGIARE CON CURA, BIOGRAFIA (NON?) AUTORIZZATA
Parlare dei DanzDas è sempre complicato, è come scoperchiare il vaso di Pandora: non sai cosa ne uscirà ma sai solo che stai rischiando grosso.
DANZDAS, DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI: i DanzDas nascono nei primi mesi del 2001 da un’ idea di Mirko Bolzoni, musicista polistrumentista, scrittore, attore teatrale e pittore.
L’idea è al contempo semplicissima e geniale: creare qualcosa che vada al di là dei soliti schemi artistico-accademici ma che racchiuda in sé tutti i tipi di linguaggi espressivi: musica, letteratura, pittura, scultura, recitazione, tante cose in una sola cosa: una follia!
Follia appunto, direi che è proprio questo il “leit motiv” del gruppo.
OK OK, MA…“COSA” SONO I DANZDAS? Sono un modo nuovo di vedere la realtà, sono un paio di occhiali con le lenti colorate, sono la fluorescenza dell’essere, sono la filosofia che non hanno mai scritto sui libri, sono la rivoluzione che non c’è ancora stata, sono irresponsabilità e irriverenza, sono un modo di vivere! Si, essi sono la vita, sono tragedia & follia, gioia & demenzialità, sangue & nuvole!
MA I DANZDAS… COSA FANNO? Se guardiamo al solo lato musicale (comunque riduttivo per il gruppo) la definizione che più si avvicina alla realtà direi è “Sputnik Rock”, termine da noi coniato per identificare un linguaggio che posa le sue basi su fondamenta di matrice chiaramente rock – garage – noise, ma che vira spesso e volentieri verso lidi a volte techno-dance, a volte più introspettivi e spaziali, altre volte decisamente folkloristici e gitani.
Ad amalgamare il tutto vi è una spiccata attitudine Acid-Jazz (a tale proposito citiamo alcune memorabili, lunghe ed estenuanti sessioni di improvvisazione) e soprattutto un sound volutamente ed ostinatamente Lo-Fi, vero marchio di fabbrica del gruppo in tutti questi anni.
DANZDAS, POLIGLOTTI MA NON SOLO: la creatività musicale dei danzdas si estrinseca spesso e volentieri in testi che attingono dai più svariati idiomi linguistici (grazie soprattutto alle conoscenze di Mirko): Tedesco, Russo, Cinese, Portoghese, Fiammingo antico solo per citarne alcuni. In futuro non è escluso di comporre canzoni in altre lingue ancora più “esotiche” come: Yddish, Gaelico antico, Aramaico, Etrusco, a patto di riuscire a trovare dei traduttori.




## 🇮🇹 Introduzione (Italiano)

🎛️ **Siamo SGLL666**  
Collettivo undersound di hacker, musicisti e spiriti liberi.  
Usiamo l’AI, ma non ci facciamo usare.  
Produciamo musica, la puliamo, la sigilliamo, la archiviamo.  
Abbiamo creato un sistema che elimina i metadati compromettenti, firma ogni traccia con un codice ritmico, e restituisce all’artista il controllo sul proprio suono.  
Non vendiamo l’AI. La suoniamo.  
Se sei qui, forse vibri come noi.

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## 🇬🇧 Introduction (English)

🎛️ **We are SGLL666**  
An undersound collective of hackers, musicians, and free spirits.  
We use AI, but we don’t let it use us.  
We produce music, clean it, seal it, and archive it.  
We’ve built a system that removes compromising metadata, signs each track with a rhythmic code, and gives artists back control of their sound.  
We don’t sell AI. We play it.  
If you’re here, maybe you vibrate like we do.

Lines in the Sand”

Undersound Label