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Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra ruotare attorno a un “mi piace”, a una visualizzazione, a un momento da condividere. “Cosa mi rimane” è una canzone che parte proprio da qui: dal mondo dei giovani moderni che inseguono costantemente messaggi, notifiche e consensi virtuali, ma che poi, inevitabilmente, devono fare i conti con la realtà.
Nel brano, la protagonista – come molti ragazzi e ragazze di oggi – scopre che la vita non è fatta di filtri o hashtag, ma di responsabilità, scelte e crescita. C’è una ragazza che diventa madre, e di colpo il mondo patinato dei social perde di significato: il figlio che piange, le notti insonni, la fatica e l’amore vero mettono a nudo la distanza tra ciò che mostriamo e ciò che realmente viviamo.
La canzone si interroga: “Cosa mi rimane dopo lo show?”
È una domanda che brucia, perché ci costringe a guardare oltre lo spettacolo, oltre la corsa a diventare “virali” o “di spicco”. Dopo le luci, dopo le storie, dopo i like… cosa resta davvero?
La risposta è profonda: resta l’anima.
Un’anima che non può nutrirsi di menzogne, di sogni irraggiungibili o di applausi digitali. Un’anima che chiede amore autentico, che desidera vivere in armonia con la natura e con gli altri esseri umani, in un equilibrio sincero e non artificiale.
“Cosa mi rimane” ci ricorda che la vita non può offrirci “lo spettacolo” da bere e da mangiare: ci chiede invece presenza, emozione, spiritualità.
Restare troppo tempo dietro agli schermi, immersi nella finzione, rischia di farci perdere il contatto con ciò che siamo davvero, portandoci a una crisi d’identità silenziosa ma pericolosa.
In un mondo dove tutti cercano visibilità, questa canzone ci invita a cercare verità.
Non quella che si mostra, ma quella che si vive.




自分らしく

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